Ultimamente i pensieri sono tutti molto confusi.
Tutti molto slegati, tanto slegati che spesso fatico a tenerli fermi per un tempo sufficiente a dargli un senso tanto logico da poterli mettere in fila e ottenerne qualcosa di sensato.
Novembre non è il mio mese. Novembre è il mese dei disastri. Se ripenso alle mie peggiori e più rovinose cadute, sono accadute a Novembre.
Saranno le prime luminarie natalizie per le strade che ispirano la mia vita a dare il peggio di sè.
Odio il Natale, come il più banale degli scrooge. E il suo avvicinarsi mi inquieta e solletica la violenza distruttiva.
I pensieri sono confusi, tanto confusi che non riesco granchè a scrivere, e questo non aiuta. Io non scrivo per sollevare le mucche, come tutti già sanno ( ), scrivo perchè aiuta a mettere ordine.
Solo che questo è uno stato ancora precedente, è un raro stato di appiattimento totale sull'inutilità di ogni mio singolo pensiero.
Tanto inutili i miei, che cerco di curarmi attraverso gli altri, attraverso il lavoro degli altri, attraverso l'energia degli altri, come in attesa di tempi migliori.
Sto bene solo quando lavoro. Come sempre, sto bene solo in mezzo ai ragazzi quando insegno, sto bene solo in mezzo ai pazzi. In un caso è l'onnipotenza a farmi stare bene, nel secondo, presumo, la somiglianza.... .
E in tutta questa confusione non so se ultimamente mi è capitato già di scrivere del mio orgoglio...
Il mio orgoglio è una forza bruta.
Il mio orgoglio è Leonida e 300 coraggiosi ateniesi che mostrano i muscoli contro l'esercito persiano in nome di un ordine più alto. Perchè quella non è pazzia, è semplicemente SPARTAAAAAAA e quindi sono io. Che non consento.
Sono prepotente, non tollero la sconfitta. E quando pure mi immagino perfettamente che la sconfitta sia l'esito più razionale, sbatto la testa e i pugni, almeno fino a che la sconfitta non sia a modo mio.
Si lamentano, che io devo sempre far andare le cose a modo mio, che le cose devono essere sempre come dico io.
E' questa forza (simile all'amore per molti aspetti) che nei momenti peggiori mi ha fatto alzare la testa.
Ce l'ho sin da piccola, ed è fatta fondamentalmente di rabbia. La rabbia è una benzina pericolosissima, basta una scintilla per dare fuoco a tutto.
Io lo so e giocare costantemente con il fuoco, per quanto abili si possa essere, non protegge affatto dagli incendi.
Solo ultimamente ho imparato a vedere con un po' più di anticipo la linea di non ritorno.
Lunedì pomeriggio, ad esempio, l'ho vista chiaramente. Era proprio una linea rossa e io vedevo i miei piedi avanzare lentamente verso di essa. E ogni respiro più lento che facevo era un freno che mettevo alle suole, finchè non ho dovuto allontanarmi fisicamente, per allontanare la mia mente da quella linea.
Mi chiedo se sia un passo avanti o uno indietro.
L'educazione di non dar fuori di matto nel bel mezzo della pubblica piazza è sicuramente un fattore positivo.
Ma se la mano lunga e nera del controllo è arrivata anche qui dove non era mai stata prima, inizio a temere che la situazione possa essere precipitata più del dovuto.
Tutte le cose son sistemiche, e forse se un tempo mi ero contagiata di un certo calore, forse ora mi sono contagiata (e io sono così ben strutturalmente predisposta a farlo) di un banale e appiattito estraneamento da sè che fa in modo di comprimere tutte le cose. Tutte le volontà, tutti i desideri, tutti i piani.
E tutte le parole, naturalmente.
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