La Germania che, per paura dell’inflazione che “aprirebbe la strada al nazismo politico”, si dice, rischia di lasciar rientrare definitivamente dalla porta posteriore il nazismo peggiore, quello industriale. Il momento più alto dello sfruttamento capitalistico di ogni tempo, opportunamente obnubilato dagli altri crimini da coloro che sono venuti dopo, che non è mai sparito completamente, assieme al razzismo, come continua a denunciare imperterrito “faccia da turco” Gunter Wallraff. Il tanto mitizzato mercato del lavoro tedesco nasconde, dietro le fanfare mediatiche e i gridolini di piacere degli economisti e politici nostrani (soprattutto quelli di centrosinistra) che vorrebbero arianizzare anche noi una volta per tutte, parecchie ombre.
Se vi raccontano che la disoccupazione in Germania è ai livelli più bassi dell’ultimo ventennio, cosa certamente vera, dovrebbero anche raccontarvi come sono riusciti a diminuirla; a furia di moderazione salariale, il precariato dei mini-jobs si sta allargando sempre più. Premendo sui disoccupati affinché trovino un lavoro ad ogni costo, come risultato c’è gente che lavora per 55 centesimi all’ora soprattutto nelle regioni dell’Ex Germania comunista.
E’ la solita Legge della Zia Ricca per la quale, se sei povero, devi adattarti a qualunque lavoro perché, tanto, che bisogni hai? E’ la meravigliosa immagine della forbice liberista che si allarga sempre di più ma prima o poi si spezzerà.
La Germania non ha quindi un problema con i redditi medio-alti dei lavoratori – che sono quelli che gli entusiasti del modello tedesco hanno in mente quando lo incensano – ed è vero che un operaio specializzato Volkswagen guadagna più di uno FIAT. Il problema, grosso come un casa, la Germania lo ha con le fasce più basse del lavoro salariato, che spesso si trovano nello stesso stabilimento dell’operaio privilegiato. Bisogna dirlo. Quasi cinque milioni di lavoratori che vivono con 400 euro netti al mese e con datori di lavoro che non hanno alcuna intenzione di farli uscire dal precariato ma ce li intrappolano per sempre. Tanto lo stato compensa in parte per non farli morire di fame. Salari da Lumperproletariat che, prima o poi, qualcuno vorrà estendere anche alle fasce più privilegiate di lavoratori, visto che l’effetto deflattivo sta già contagiando l’intero mercato del lavoro e i fantasmi di Krupp e I.G.Farben sono sempre in agguato.
Ma, a questo punto, se anche gli altri paesi europei seguissero la Germania nelle politiche deflazionistiche dei salari – le cosiddette riforme dei bocconari nostrani e dei loro volonterosi carnefici ABC – succederebbe una cosa clamorosa. Sparirebbe la domanda, non rimarrebbe più nessuno al quale importare le merci tedesche. Perché, con ‘sto cavolo che il mercato si autoregola e se c’è chi esporta dovrà esserci per forza chi importa.
Quindi questi cinque anni servono forse alla Mistress e a chi eventualmente la sostituirà, per prendere tempo e studiare il modo di evitare il tracollo inevitabile che forse, dalla Cina con furore, sgonfierà la bolla tedesca e renderà inutili tutti gli sforzi deflattivi fatti finora?
Noi tratteniamo pure il fiato, tanto l’euro che ci stringe al collo, aiuta.