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MIT studia Fukushima

Creato il 10 giugno 2011 da Pdigirolamo

di Giulio Bettanini

Il CANES, centro di ricerca sui sistemi nucleari avanzati del MIT (Massachusetts Institute of Technology) ha pubblicato un report dal titolo “Technical Lessons Learned from the Fukushima-Daichii Accident and Possible Corrective Actions for the Nuclear Industry : An Initial Evaluation”che analizza dal punto di vista tecnico, insegnamenti e possibili correttivi dall’incidente di Fukushima.

Premesso che la situazione è ancora in evoluzione e la dinamica degli eventi non definitivamente chiarita, come principali criticità e conseguenti possibili soluzioni si indica:

- garantire a seguito di ogni tipo di evento esterno l’alimentazione elettrica d’emergenza

- affrontare l’emergenza nucleare con personale efficiente e qualificato e informare la popolazione in maniera chiara ed univoca

- evitare l’accumulo di idrogeno nel sistema di contenimento e nell’edificio del reattore.

- evitare l’aumento della pressione nel contenimento primario che può causare esplosioni di idrogeno e rilasci di sostanze radioattive nell’ambiente

- evitare i pericoli derivanti dalle piscine contenenti combustibile nucleare esaurito

- una corretta localizzazione delle centrali nucleari e una corretta disposizione dei singoli reattori all’interno di uno stesso impianto.

Nell’appendice del documento è contenuta una valutazione degli effetti sanitari.

Attorno alla centrale di Fukushima Daiichi sono già state evacuate le circa 80.000 persone che vivevano entro i 20 km dall’impianto e verranno evacuate altre 20.000 persone che vivono nelle zone a Nord-Ovest dalla centrale fino ad una distanza di circa 50 km.

Vengono evacuate le zone in cui la dose aggiuntiva di radiazioni che verrebbe assorbita dalla popolazione nel primo anno dopo l’incidente è stimata essere superiore a 20 millisievert, limite di esposizione raccomandato dall’EPA (Environmental Protection Agency) statunitense. Il primo anno dopo un incidente nucleare è considerato il più critico, negli anni successivi le dosi assorbite di radiazioni calano notevolmente.

Al di sotto dei 20 mSv viene lasciata libertà di scelta ai cittadini se spostarsi o meno dalle zone in cui vivono.

Nel report, consultabile sul sito del Forum Nucleare Italiano, viene valutata la probabilità di contrarre un tumore per le persone che assorbiranno nel primo anno dopo l’incidente una dose di radiazioni pari a 20 mSv. Questo rischio viene quantificato in una probabilità aggiuntiva dello 0,2% di contrarre un tumore (stime derivate dal report BEIR VII dell’Accademia delle Scienze USA). Questo rischio aggiuntivo è sovrastimato di un fattore compreso tra 2 e 10 (e forse ancora maggiore) a causa del fatto che è calcolato per dosi acute di radiazioni ovvero dosi assorbite in tempi estremamente ridotti, mentre si abbassa notevolmente se l’assorbimento della stessa dose di radiazioni è spalmata su un anno. Questo 0,2% si va ad aggiungere al 42% di rischio di contrarre in futuro un tumore per cause ‘naturali’, rischio a cui si è mediamente soggetti nell’arco della vita.

La sfida maggiore è quindi essere in grado di informare i cittadini giapponesi in modo che possano scegliere in maniera pragmatica e consapevole qual è il male minore tra l’accettare un rischio aggiuntivo per la salute ed il costo economico e sociale di un trasferimento in una zona che permette di evitare dosi aggiuntive di radiazioni.

http://blog.forumnucleare.it/sicurezza-2/mit-studia-fukushima/



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