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Mladic sara' estradato: comincia la battaglia legale

Creato il 27 maggio 2011 da Pasudest

MLADIC SARA' ESTRADATO: COMINCIA LA BATTAGLIA LEGALE

Ratko Mladic dopo l'arresto

Il tribunale di Belgrado ha deciso che Ratko Mladic e' in grado di sostenere un processo e puo' essere estradato al Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia per rispondere dell'accusa di crimini di guerra compiuti durante il conflitto in Bosnia e in particolare per le sue responsabilita' nel massacro di Srebrenica, qualificato dalla giustizia internazionale come gemocidio. Il giudice dell'Alta corte di Belgrado, Maja Kovacevic-Tomic, ha dichiarato che esistono le condizioni per il trasferimento all'Aja del 69enne ex comandante delle forze serbo-bosniache che ha ora tre giorni di tempo per presentare appello.
Mladic è stato catturato ieri in Vojvodina dopo 16 anni di latitanza vissuti quasi interamente alla luce del sole. Fino alla caduta di Slobodan Milosevic, ha infatti vissuto tranquillo a Belgrado, frequentando ristoranti, andando a sciare e assistendo a partite di calcio allo stadio, circondato da una rete di protezione che gli garantiva di non essere arrestato. Nell'ottobre 2000, con la caduta di Milosevic ed il suo trasferimento all'Aja nel giugno 2001, Ratko Mladic entrò in clandestinità e le cose per lui si fecero più difficili, ma almeno fino ad un anno fa, la rete protettiva ha funzionato.
Il governo del premier democratico Zoran Djindjic avrebbe tentato, invano, di convincerlo alla resa, ma grazie alla complicità dei suoi ex compagni d'arme e alla copertura più o meno esplicita di elementi dell'esercito e dei servizi di sicurezza e agli appoggi di cui godeva negli ambienti politici, Mladic continuò a sfuggire alle ricerche. Acora nel 2009, una sua ex guardia del corpo dichiarva ai giudici che Mladic per un periodo si era nascosto in caserme militari, anche a Belgrado. Secondo voci di stampa insistenti, la morte di alcuni soldati delle forze speciali in alcune caserme sarebbe legata alla scoperta accidentale del nascondiglio di Mladic.
Mladic ha potuto contare in questi anni anche sull'appoggio e sulla protezione offertagli da alcuni membri della chiesa ortodossa e si ritiene sia stato ospitato in qualche monastero. Del resto, solo due settimane fa il metropolita Amphilohje, autorevole esponente del sinodo serbo, nel corso di un dibattito ha dichiarato di avere nascosto Radovan Karadzic durante la sua latitanza e che se avesse potuto avrebbe fatto lo stesso con Ratko Mladic. Il quale avrebbe usufruito anche dell'assistenza di medici e di qualche primario dell'ospedale militare di Belgrado.
Tutto questo fino a ieri, quando Mladic è stato finalmente arrestato a Lazarevo, una località a 80 chilometri da Belgrado, dove viveva nella casa del cugino Branislav. Una fonte anonima al quotidiano belgradese Blic ha detto che al momento dell'arresto era solo, circondato solo dai cugini: nessuno dei suoi soldati era con lui e non ha opposto resistenza. Secondo un vicino di casa intervistato da Vecernje Novosti, quando le forze speciali serbe sono arrivate era in pigiama e non ha fatto uso delle due pistole che pure erano in suo possesso. Le immagini pubblicate oggi dalla stampa serba mostrano un uomo invecchiato e dimagrito, con gli occhi smarriti sotto un berretto di tela blu, una figura molto lontana da quella del generale fiero e impettito che arringava i suoi fedeli e passava in rassegna le sue truppe facendosi beffe delle accuse sul suo conto.
Ora comincia il braccio di ferro con la giustizia internazionale. Prima mossa tattica: ieri sera l'interrogatorio è stato interrotto a causa delle sue condizioni di salute. Il figlio Darko, prima dell'udienza, aveva dichiarato che il padre e' innocente e che non e' in condizioni di salute tali da sopportare il trasferimento a Belgrado. I legali di Mladic, hanno già preannunciato un appello e sostengono che il loro cliente debba essere ricoverato in ospedale invece che estradato. La strategia della difesa, c'è da giurarlo, seguirà il copione già visto con Milosevic e Karadzic: non entrare nel merito delle accuse e attaccare la legittimità del Tribunale internazionale con l'obiettivo di allungare a dismisura i tempi di un procedimento che per sua natura già si annuncia lungo e complesso.

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