di Eitan Yao
In Moldavia i diritti LGBT sono diventati uno dei campi di battaglia nella guerra (politica) senza esclusione di colpi in corso tra i comunisti pro-russi e le forze modernizzatici e pro-europee che sostengono il governo di centro-destra dell‘ Alianţa pentru Integrare Europeană (Alleanza per l’Integrazione Europea, AIE). Ciò che é peggio, le minoranze, tanto etniche come sessuali, sono divenute le prime vittime di questa situazione. Le organizzazioni di difesa dei diritti LGBT, come Genderdoc-M, denunciano da tempo che il numero delle aggressioni e delle discriminazioni di cui sono vittime le minoranze sessuali non ha fatto che crescere negli ultimi anni. Anche l’Unione europea ha espresso la sua preoccupazione per queste crescenti manifestazioni di intolleranza e di discriminazione.
Polemiche sulla legge contro l’omofobia
La coalizione di governo in Moldavia ha presentato in parlamento una legge contro le discriminazioni, che sanziona anche le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. La norma, che é vista come pre-requisito per avvicinare il paese all’UE, estende la tutela della legge alle persone LGBT vittime di violenze e discriminazioni e sanziona la promozione dell’odio omofobo. Il testo é stato elogiato dagli Stati Uniti e dalle Istituzioni Europe che hanno invitato il parlamento a migliorarlo e approvarlo il prima possibile.
Purtroppo, però, gli sforzi della coalizione di governo in Moldavia in favore dei diritti della comunità LGBT hanno scatenato la violenta reazione della Chiesa Ortodossa Moldava e del Partito Comunista (PCMR) che accusano il governo di promuovere “l’islamizzazione e l’omosessualizzazione della società” (una alleanza, questa tra gli ortodossi e i comunisti, che può apparire sorprendente e paradossale vista da fuori ma che lo é molto meno nel contesto moldavo). Gli ortodossi e i comunisti hanno fatto ricorso a toni quasi apocalittici nel tentativo di convincere la popolazione che questa legge, che a loro dire legalizza anche il matrimonio gay, porterà alla distruzione della società. Il consigliere comunale comunista della città di Bălți, Alexandru N. Poneatovschi, per esempio, ha dichiarato che “semplicemente io non riconosco questa gente come membri di nessun tipo di società normale”.
Non é la prima volta che comunisti e ortodossi si uniscono per battersi contro i diritti LGBT. In febbraio la seconda città del paese, Bălți, proibì la “propaganda omosessuale” su proposta del partito comunista che governa la città. La legge fu “benedetta” dalla chiesa locale, il vescovo della città, Markel, la definì una „Decizie creştină“ (decisione cristiana) e auspicò che fosse estesa a tutto il paese (sulla legge di Bălți si può vedere questo mio articolo, in spagnolo). Leggi simili sono state proposte e approvate dal PCMR nella città di Anenii Noi e in due comuni situati nel distretto di Făleşti, Chetriș e Hiliuţi.
L’attivista del movimento per i diritti LGBT Genderdoc-M, Angela Frolov,vede lo zampino del cremlino in questa virata anti-gay dei comunisti. Secondo Frolov i comunisti moldavi, che hanno legami molto stretti col Cremlino, sarebbero ispirati dalle leggi omofobe approvate recentemente a San Pietroburgo e in altre città russe (norme che probabilmente saranno estese a breve a tutta la Russia)
Campagna omofoba
Nelle ultime settimane le principali città del paese sono state letteralmente inondate di volantini anonimi (ma dietro i quali secondo le autorità si troverebbe la chiesa ortodossa) nei quali si può leggere che la “legge antidiscriminazione sancisce la dittatura dell’omosessualità sulla normalità (..) dà ai pederasti più diritti che alle altre persone” o ancora che “qualunque omosessuale sarà libero di praticare la sua devianza in pubblico, anche davanti a bambini…I pederasti avranno ogni diritto di insegnare che essere omosessuale é ‘buono e normale’ in kindergartens, scuole e università” (argomenti, é bene sottolinearlo, che sono spesso utilizzati anche da certi, troppi, politici italiani nelle loro esternazioni omofobe).
I volantini affermano, inoltre,che la Moldavia rischia di essere convertita all’Islam e che quando questo accadrà i cristiani saranno considerati “pagani” e decapitati. Questo attacco alla piccola minoranza musulmana fa riferimento alla decisione del governo che, l’anno scorso, registrò i rappresentanti dell’esigua minoranza musulmana nell’elenco delle organizzazioni accreditate dallo stato. Anche in quell’occasione, la reazione della chiesa ortodossa e dei comunisti fu violenta e rabbiosa. Il metropolita Vladimir definì il riconoscimento della minoranza musulmana una “umiliazione” e il leader dei comunisti ed ex presidente della repubblica, Vladimir Voronin, invitò i moldavi a resistere “l’espansione islamica”.
Crisi tra Stato e chiesa
Gli autori di questi volantini sono sconosciuti ma, come abbiamo detto, le autorità ritengono che dietro questa campagna omofoba vi sia la chiesa ortodossa. Questo ha provocato una crisi nelle relazioni tra stato e chiesa. Il governo ha preso posizione contro la chiesa e lo stesso primo ministro Filat l’ha criticata apertamente, accusandola di avere mancato di “tolleranza” in questa vicenda. La polizia ha perquisito due chiese a Bălți e ha arrestato Sergiu Coropceanu il segretario generale del partito social-democratico (Partidul Social Democrat, PSD), un piccolo partito di estrema destra, dopo avere rinvenuto 1,300 copie di un pamphlet omofobo intitolato “ Il manifesto omosessuale: adesso anche in Moldavia”.