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MOLDAVIA: Tra pressioni russe e irredentismo romeno

Creato il 13 marzo 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

di Damiano Benzoni

MOLDAVIA: Tra pressioni russe e irredentismo romeno

E il Cremlino apre i seggi in Transnistria

La Russia continua a fiatare sul collo della Moldavia anche nel ventennale del conflitto in Transnistria, iniziato il 2 marzo 1992. In occasione delle elezioni presidenziali russe del 4 marzo, Mosca ha aperto 27 sezioni di voto sul territorio della repubblica moldava: oltre alla sezione aperta presso l’ambasciata russa a Chișinău e a due sezioni mobili a Bălți e a Comrat – nella regione autonoma della Gagauzia – 24 stazioni di voto sono state predisposte nel territorio transnistriano. Lo scorso novembre, per le elezioni della Duma, Mosca aveva rinunciato ad aprire seggi in Transnistria, permettendo ai propri cittadini – poco meno di un terzo della popolazione della repubblica autonomista – di votare presso l’ambasciata nella capitale moldava e nelle due stazioni mobili.

Il ministero per gli Affari Esteri e l’Integrazione Europea moldavo ha protestato aspramente contro la decisione delle autorità russe di ignorare le sue direttive. Il comunicato ministeriale sostiene che “Il ministero qualifica queste azioni come chiaramente non amichevoli, non corrispondendo alle buone relazioni stabilite tra Repubblica Moldova e Federazione Russa”.

Tra Tiraspol’ e Chișinău

Intanto Chișinău guarda a Tiraspol’, capitale della Transnistria, per cercare di capire le intenzioni del neoeletto presidente Evgenij Ševčuk che, dopo le elezioni di dicembre, ha sostituito il padre-padrone della repubblica autonomista Igor Smirnov. Ševčuk da una parte sembra voler segnalare una rottura netta da Smirnov: è recente la nomina del generale Mihail Bergman, una delle voci più critiche al vecchio presidente, in un ruolo importante come quello di rappresentante speciale della Transnistria a Mosca con l’obbiettivo anche di fare maggiore chiarezza sui vent’anni in cui Smirnov è rimasto al potere. Dall’altra parte, Ševčuk si è espresso in termini categorici riguardo ai rapporti con la repubblica moldava. L’unica apertura in quel senso è consistita nell’auspicio di una maggior collaborazione tra Chișinău e Tiraspol’ da realizzarsi, secondo Ševčuk, nell’ambito della futura Unione Eurasiatica che dovrebbe includere Russia, Bielorussia e Kazakistan.

Le aperture di Ševčuk verso Mosca sono state ulteriormente confermate dall’intenzione dichiarata di introdurre il rublo russo come seconda moneta a fianco del rublo transnistriano. Verso Chișinău, i rapporti restano congelati: “Senza un presidente in Moldavia, il dialogo tra Chișinău e Tiraspol’ non può procedere”.

La debole Moldavia senza presidente

La Moldavia infatti prosegue la sua crisi di identità e sovranità di pari passo alla crisi politica che la vede senza un presidente dall’11 settembre 2009, quando diverse proteste e una crisi politica portarono alle dimissioni del comunista Vladimir Voronin. L’ultimo candidato proposto, stavolta dalla coalizione liberal-democratica Alianţa pentru Integrare Europeană, è Nicolae Timofti, presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Secondo la sezione moldava online del quotidiano romeno Adevărul, Timofti sarebbe uno dei responsabili della condanna emanata dalla Corte Europea dei Diritti Umani nei confronti della repubblica moldava in una sentenza (“Flux no. 3 vs Moldova”) riguardante la libertà di espressione, che vide il governo moldavo costretto a pagare quattromila euro alla rivista Flux.

La Grande Romania, tra irredentismo e cittadinanza

La debole sovranità della Moldavia, messa in discussione da est da Transnistria e Russia, sembra godere di poco rispetto anche a ovest e al suo stesso interno. In occasione dell’incontro avvenuto a Iași (ex capitale della regione storica della Moldavia, ora in Romania*) tra il nuovo premier romeno Mihai Răzvan Ungureanu e il premier moldavo Vlad Filat, alcuni manifestanti romeni del partito della destra nazionalista Nouă Dreapta e una trentina di manifestanti arrivati da Chișinău hanno protestato insieme chiedendo l’unione delle due nazioni, fuse tra i due conflitti mondiali in quella che viene ricordata come România Mare, Grande Romania.

La Moldavia, che al di qua del fiume Prut viene chiamata Bessarabia, è stata oggetto di irredentismo da parte del governo romeno a partire dalla legge sulla cittadinanza emanata nel 1991: i cittadini romeni divenuti poi cittadini sovietici e in seguito moldavi e i loro discendenti hanno diritto di richiedere la cittadinanza romena. Non è disponibile una statistica affidabile a riguardo, ma le stime parlano di trecentomila cittadini che hanno ottenuto il Certificat de cetăţenie română e di circa un milione che l’hanno richiesto: cifre pesantissime per una repubblica che conta tre milioni e mezzo di abitanti (oltre ai circa cinquecentomila residenti in Transnistria), nonostante l’obiettivo di molti di loro, più che la Romania, sia il libero accesso all’Unione Europea.

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* Pur considerando corretta la dicitura “Moldova“, East Journal ha sempre preferito chiamare Moldavia la repubblica con capitale a Chișinău. Allo stesso tempo chiama Moldavia anche  la regione della repubblica romena che, insieme all’attuale repubblica moldava, costituiva l’antico principato di Moldavia. Se i nostri lettori, per comodità, preferiscono veder chiamata “Moldova” la repubblica e “Moldavia” la regione, ce lo segnalino e valuteremo il da farsi.


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