Momento conclave

Creato il 26 febbraio 2013 da Ilpescatorediperle
Qualche giorno fa, prima di andare a votare, pensavo fra me e me alla curiosa coincidenza per cui, nel tempo che va da metà febbraio a metà maggio, tre mesi stretti stretti, in Italia e enclave annesse si dovevano rinnovare tutte le principali cariche esistenti: il vincitore del Festival di Sanremo, la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica, il Presidente della Camera e il Presidente del Senato, il Papa, il Presidente del Consiglio e i suoi Ministri e il Presidente della Repubblica. Tutte funzioni previste dalla Costituzione (il Festival di Sanremo ha una funzione socio-politica molto più chiara del CNEL). Come spesso capita in Italia, dove, come diceva qualcuno, una rivoluzione non è possibile perché ci conosciamo tutti, le cariche di cui sopra si intrecciano e si attraversano. L'attuale Presidente della Repubblica è stato ministro e Presidente della Camera, è Senatore a vita e vive in un palazzo che fu residenza del Papa (i fatui dicono anche di suo padre); Nichi Vendola ha partecipato al Festival di Sanremo, Beppe Grillo l'ha presentato. E altre varie corrispondenze d'amorosi sensi riassumibili col fatto che Berlusconi ha una zia suora.
Questa sorta di periodo assiale in sedicesimo fa corrispondere un massimo di potere (potere elettivo mai così densamente espresso, sia dal lato attivo che dal lato passivo) a un minimo, anzi a un vuoto di potere. Siamo, per molti versi, in sede vacante.
Gli italiani, tutti, alcuni, pochi, cittadini, deputati o cardinali che siano, col televoto, col voto palese, col voto segreto o in un'urna cesellata, in una scuola che non rispetta la 626, a Palazzo Madama o nella Cappella Sistina, sono stati e saranno chiamati, in questi tre mesi, a pronunciarsi su molteplici questioni, politiche, religiose, variamente artistiche.
Per un popolo composto di persone che non si accordano nemmeno sulla ricetta del sugo di pomodoro è difficile essere invitati ad una serie sempre più vertiginosa di scelte. Alla cronica indecisione degli italiani corrisponde, per contrappasso, il moltiplicarsi delle scelte possibili, come ben dimostrano i menu sempre più lunghi delle nostre pizzerie. Ecco, il minimo che si possa dire dei risultati di ieri è che gli italiani hanno scelto di non scegliere. Si sono grosso modo divisi in tre fazioni al 30 per cento. Nessun candidato premier era donna e aveva meno di 50 anni. In compenso il prossimo Parlamento sarà pieno di facce giovani e di facce nuove, sia pur con una serie di simpatiche vecchie facce come quella di Maurizio Gasparri.
La legge elettorale (che nessuno ha seriamente voluto cambiare, il doppio turno sarebbe stato forse risolutivo) permette che dove il centrosinistra ha un punto in più del centrodestra (Senato) i seggi delle due coalizioni siano pressoché gli stessi e Grillo, poco distante, sia sottorappresentanto, mentre dove il centrosinistra ha pochi decimi di punto di distanza dal centrodestra (Camera) vi sia una differenza tra i due di più di duecento seggi e Grillo, poco distante, sia sottorappresentato.Che cosa ne sarà non lo sappiamo, anche se la Grecia non è mai parsa così vicina.Vista in positivo, l'ingovernabilità è una delle poche cose che si possono fare facilmente stando distesi. Il problema è che a questo giro volevamo metterci in piedi e camminare lontano.Sull'Italia non è calata la notte - non ancora. Ma è stato dato l'extra omnes."Fuori tutti" lo hanno detto gli elettori del 5 Stelle. Beninteso fuori tutti meno i Cicchitto, i Razzi, i Casini, i La Russa, che sono ancora tutti lì. Grillo è apparso ieri notte (è una politica oracolare ormai) dicendo che favorire Berlusconi sarebbe un crimine contro la galassia. Eppure, quando si dice che tutti sono uguali, che tutti rubano alla stessa maniera, ad essere favorito è sempre il più uguale di tutti.Due terzi del paese hanno votato chi prometteva un ritorno al passato, quanto era bello quel passato senza IMU, oppure ad un futuro in cui si salva un paese nelle peste con la purezza incontaminata di quelli che no, loro sono sempre stati onestissimi, loro in questi anni erano su Marte, loro non solo la trave ma pure la pagliuzza è sempre stata negli occhi degli altri."Fuori tutti" sembra essere l'appello alla fuga di un nutrito numero di italiani, che poi rimarranno regolarmente dove sono (io, che scrivo dalla cattività avignonese, assicuro che ieri ho preso un aereo prenotato per tempo quale che fosse l'esito)."Fuori tutti" è il rumore di porte che ora si chiudono. I profani palazzi accoglieranno al loro interno i puri di cuore, i giaguari, gli smacchiatori sconfitti. Giaguari, puri e smacchiatori dovranno trovare una via, con un Capo dello Stato a fine mandato che dal 2006 non si è trovato davanti che dei grattacapi. Dovranno pure scegliere il suo successore. Nel mentre, dall'altra parte del Tevere, un'altra porta si chiuderà nei sacri palazzi. Sappiamo che occorrerà una maggioranza nell'uno e nell'altro caso, che qualcosa ci si dovrà inventare, che forse qualcuno capirà, che, da dentro, le cose sono molto più complicate di come sembrano, da fuori, a chi pensava di saperla lunga. Le porte si chiudono, e non se ne esce, serve una soluzione.Speriamo in qualche fumata bianca: sarebbe sempre meglio che andare in fumo. Personalmente credo bisognerebbe cambiare la legge elettorale e poi tornare a votare. Chissà se saranno d'accordo almeno su questo.
da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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