“tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
(articolo 49, costituzione italiana)
gipo e alex nei commenti al post di prima hanno sollevato un tema sul quale ho discusso a lungo ieri con HDC.
le primarie.
e allora vorrei provare a raccontarvi di un mondo ideale, che non esiste, che, forse, non è mai esistito e non esisterà, ma la vita e la politica, se non sono fatti di sogni, che vita e che politica sono?
in questo mondo ci sono le istituzioni, i cittadini e i partiti.
ogni cinque anni circa, i cittadini si recano a votare chi, facente parte dei partiti, è degno della fiducia necessaria per entrare a far parte delle istituzioni.
parlamento, consigli regionali, provinciali, comunali e i loro rispettivi organi direttivi.
in questo mondo ideale i partiti sono diffusi capillarmente sul territorio, un po’ come i carabinieri, che hanno una caserma anche nel più sperduto paesino.
i partiti sono di tutti i tipi, ce ne sono di svariati orientamenti politici e ognuno di loro rispecchia degli ideali di fondo, che possono essere anche molto diversi fra di loro e che vengono resi noti attraverso un programma politico: ogni partito cioè fa sapere ai cittadini quali sono le sue idee di scuola, sanità, tasse, lavoro eccetera.
le sezioni dei partiti, dalle più grandi alle più piccole, vengono frequentate da quella parte della popolazione che sente la politica come passione, che ama parlare con gli altri, contribuire con le proprie idee, convincere gli altri della bontà delle proprie proposte.
non tutta la cittadinanza ovviamente partecipa alla vita quotidiana del partito.
ma ogni persona che ne fa parte sente di rappresentare una piccola parte della gente che non c’è.
c’è quello che abita in campagna e che sa che la gente del suo paese ha bisogno di scarichi fognari, c’è quello che vive vicino a una cartiera che forse chiude e che sa che c’è gente che forse perderà il lavoro, c’è la dottoressa che vive ogni giorno la realtà del pronto soccorso e che vorrebbe che agli ospedali pubblici arrivassero più soldi e fossero spesi bene.
e molti altri.
queste persone, che nella vita normale fanno un lavoro qualsiasi, si prendono la responsabilità, all’interno dei partiti, di portare la sensibilità del territorio tutto.
quando poi c’è qualcosa di veramente grande, come delle elezioni straordinarie o per tempistica o per importanza, questi partiti organizzano delle assemblee cittadine, o di quartiere, o di caseggiato. e che in queste assemblee ascoltano quello che la gente ha da dire.
poi, ogni partito, decide quali sono le sue priorità e quali persone meglio le rappresentano.
e così si arriva alle elezioni.
con un programma e dei candidati.
e la gente li vota.
oppure non li vota, se non sono d’accordo.
questo è il mio mondo ideale.
—
e adesso invece vi racconto di un altro mondo.
in quest’altro mondo i partiti da tempo hanno perso il contatto col territorio. la dottoressa del pronto soccorso è stanca di parlare al vento e diserta le sempre più rare riunioni di sezione.
il signore che abita vicino alla cartiera è molto deluso, perchè la cartiera ha chiuso ma il suo partito non se ne è accorto, e così neanche lui viene più.
le fogne poi tutti le promettono, ma nessuno le fa.
e così i partiti diventano preda dei comitati d’affari e solo poche, illuse, utopistiche persone continuano a frequentarli, sperando che le cose cambino, che la smettano, i dirigenti, di prendere decisioni sopra le loro teste.
e qualcosa succede davvero.
succede che i dirigenti, sempre più autoreferenziali, piano piano invecchiano.
sbagliano ma non se ne vanno, passano da un errrore all’altro, ma, forti dell’assenza di alternativa continuano a occupare i posti di sempre.
fino a un giorno che perfino loro non sanno più che pesci prendere.
non hanno più idee, litigano fra di loro solo per segnare una posizione, prendono le distanze da loro stessi, esultano perfino della vittoria dell’avversario o se la augurano, se questo può in qualche modo danneggiare un nemico interno.
non sanno che cosa vogliono veramente per il paese.
non sanno chi candidare, non sanno come convincere la gente, non sanno che cosa e chi proporre.
ognuno propone un suo candidato, quasi più per appartenenza di corrente che per convinzione reale.
ma non si trovano d’accordo.
e neanche sanno più cosa pensa la gente di ognuno di queste persone.
e trovano una soluzione geniale.
far decidere gli altri al posto loro. nessuna responsabilità, nessun prezzo da pagare, nessuna sconfitta, solo vantaggi.
e così nacquero in italia le primarie.