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Si sono conclusi in Brasile i mondiali di calcio 2014 (2014 FIFA world cup Brazil) con la vittoria della Germania. Non ne sappiamo molto, ma a quanto pare la squadra che più ha meritato. Ne siamo felici, lo sport ha vinto. Tuttavia in tempi di facebook e social network (I 100 tweet imperdibili) ignorare qualcosa diventa davvero difficile. Basta effettuare l'accesso e centinaia di amici ti aggiorneranno su ogni aspetto dell'esistenza che stai trascurando. Così rimani aggiornato su tutto, anche su quello che non vuoi sapere. Un pizzico di speranza germanica tuttavia l'abbiamo nutrita, perché al di là di tutte le polemiche e l'odio che si è acuito in questi anni, stimiamo molto i cugini tedeschi. Ma l'italiano? L'italiano non sa perdere. Quello a cui abbiamo assistito durante questi mondiali è il provincialismo dell'italiano medio. Si sa, dici calcio e per l'italiano vuol dire 3/4 della reputazione, dunque facile buttarla in caciara quando ci sono i mondiali, facile usare il pretesto calcio come strumento di rivalsa politica. Dunque si aspetta il mondiale convinti che mostreremo a tutti la nostra superiorità - la stessa che ancora ostinatamente riteniamo di avere in molti campi, ma che non si sa per quale motivo non riusciamo a mostrare: tutti geni incompresi? - ma si esce fuori al primo turno; apprendiamo la tragica notizia sui social network, ora dunque finalmente assisteremo ad un mondiale gustandoci lo sport in maniera imparziale? Neanche per sogno! Se non possiamo vincere, allora dobbiamo invertarci un processo psicologico inverso per fornirci l'ebbrezza della vittoria: LA GUFATA. Si gufa contro l'uruguay prima di tutto! Una sera si sente un boato, cosa sarà stato dato che l'Italia non è più in corsa per il mondiale? Chiaramente l'eliminazione dell'uruguay: stessa intensità della gioia, stesso giubilo di una vittoria. L'italiano ha già una quinta stellina sul petto, è come se avesse vinto. Ma ci sono tutte le altre su cui gufare, in primis la temibile Germania, la Germania dell'odiata Merkel. Sul cammino ci sono squadre simpatiche su cui si può puntare: l'olanda, meta estiva dello sballo; storica formazione che ha sempre sfornato talenti e pertanto culla di simpatie, anche perché paese distante e povero (lasciamogli almeno il calcio!); l'argentina, perché quando dici argentina dici anche Italia per via dei migranti. Ecco che l'argentina diventa una seconda Italia e la vittoria della Germania con il Brasile diventa motivo di vendetta per l'italiotta provinciale. Lo spettro della grande Germania campione da una parte, una vittoria di un paese che ci rappresenta perché composto anche da nostri discendenti. E qui, l'italiano da il peggio di sé: la netta inferiorità politica e civile rispetto al popolo tedesco, i dissapori europei, tutto viene riversato in questa partita e se non puoi vincere politicamente o civilmente, ci si attacca alle stelline: "La Germania non deve avere 4 stelline come noi", si legge su facebook. Questo il grande spirito italiano, la gufata tenta di investire i crucchi, ma un giovane ragazzo del '92 spezza i provinciali sogni degli italiani. La Germania è superiore: economicamente, calcisticamente, politicamente e civilmente. E il dramma esplode sui social: "è una brutta giornata, buonanotte". Manco fosse scoppiata la guerra. Ma invece, chiediamo, anziché accontentarci di vittorie mutilate, rimboccarsi le maniche come hanno fatto negli anni i tedesci? Ammettere una volta che sanno fare qualcosa di buono al contrario di noi? La consapevolezza dei propri sbagli è il primo passo per una rinascita. Al contrario "rosicare", "gufare", credersi migliori essendo inferiori è il modo migliore per restare dei mediocri. Perciò: Germania Uber Alles! e guardiamoci allo specchio una buona volta
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