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Mondo piccolo

Creato il 17 aprile 2014 da Unarosaverde

C’è il letto sotto la finestra, adesso, in camera mia, nel posto in cui prima stava la scrivania. Nuova configurazione per la bella stagione. Ho soddisfatto la voglia di cambiamento che porta la primavera.

Ci sono altre piccole cose, sparse qua e là – un tocco di colore, un poco di bianco, qualche spazio svuotato – che modificano di poco il mio orizzonte noto e invitano ad abitudini da imparare. Si legge molto bene con il letto sotto la finestra, la schiena appoggiata ad un pannello a muro che ha svolto molti ruoli nei quaranta anni della nostra reciproca conoscenza. Abito una camera bianca Play IVM, concepita negli anni sessanta, comprata nuova all’inizio degli anni settanta  che, insieme a me, si è modificata e modulata per accogliere librerie Billy dell’Ikea e gli oggetti di una bambina che è diventata una donna.

La mia stanza invecchia bene, io faccio del mio meglio.

Il mio letto è l’unico luogo della casa in cui concepisco la lettura d’evasione: altrove mi pare un atto forzato. Non mi perdo nei libri se li leggo in sala, o sul terrazzo, fuori dal mio luogo.

Conduco una vita nomade in questo periodo: faccio e disfo borse non troppo grandi, per lontananze brevi ma frequenti. Tra poco riparto, poi torno, poi riparto ancora, poi ritorno, poi riparto. Fino a metà maggio ogni ponte festivo sarà occasione di fuga, aria fresca, volti nuovi, cose nuove. Poi il mio mondo si risistemerà palcido fino ad agosto nella quotidiana successione di certezze.

Ad ogni ritorno, tra una partenza e l’altra, dormo. Crollo sul letto sotto la finestra molto presto e tiro dritta fino al mattino in sonni senza sogni. Ogni altra cosa da fare è sospesa, ancora per un po’, per lasciare spazio ad ore di veglia in cui vado in ufficio, mi cerco un nuovo lavoro e leggo. Bevo libri come da tempo non mi capitava.

Mescolo sacro e profano. Alterno romanzetti con biografie. Mi intrufolo nella letteratura per l’infanzia e divoro la Quadrilogia della Memoria di Annicka Thor per ricordarmi che effetto faceva essere piccola ed essere catturata da un libro come se fosse una pianta carnivora, totalizzante, egoista. Sfoglio distratta Sul filo del tempo, di Marge Piercy, e mi ritrovo per le mani qualcosa che ha l’eta della mia camera bianca, più o meno, e che mi ricorda la Le Guin e di colpo non sono più distratta. C’è un genio che prova a dare senso alla rete degli autobus inglesi e vive in uno scantinato, scrive Alexander Masters. Ce n’è un altro di genio che devo conoscere: si chiama William Sidis, racconta Morten Brask e poi c’è Rumiz che cammina e cammina, ma deve mettersi in coda dietro ad altri libri, che sono arrivati prima di lui, sulla mensola sopra il letto, lì, proprio sotto la finestra. Entra, sola, la luce.


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