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Mondo Sociale e Mondo Naturale: stessi criteri di ricerca?

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Azzurra Spreafico
giugno 28, 2010Posted in: pedagogiaMondo Sociale e Mondo Naturale: stessi criteri di ricerca?

Le riflessioni della comunità scientifica sono concordi nell’affermare che occorre riformulare nuovi paradigmi che vadano bene sia per il mondo sociale, sia per il mondo naturale. Il passato positivistico è ormai insufficiente. Vediamo il perchè di tutto questo cambiamento in ambito della ricerca.

Agli inizi dell’800 Herbart disse che la pedagogia per essere scienza doveva attingere all’etica e alla psicologia.

Ora il concetto rimane valido, ma in senso più ampio. Si parla di un fondamento, chiamato teoresi educativa, che ha in sè due aspetti: l’antropologia pedagogica, ovvero la concezione dell’uomo e tutto ciò che ne deriva, cioè le teorie e i modelli pedagogici (es: attivismo, costruttivismo etc..) che orientano l’agito educativo. Parlo di “agito” perché pensato e riflettuto alla luce dell’antropologia assunta, delle teorie educative derivanti e della Persona unica in una situazione unica che ho di fronte.

La mia antropologia di riferimento è il Personalismo di Mounier e Maritain, le quali, come tutte le teoresi si basano sulla filosofia e sull’etica: parlando di Persona non potrebbe essere diversamente!

Dall’antropologia  deriva una teoria o modello pedagogico basato su azioni che favoriscono e rispettano la dignità, l’unicità e l’originalità dell’uomo verso il fine di “renderlo sempre più uomo“.  Poichè l’atto educativo dipende strettamente dall’idea che si assume dell’uomo e del suo destino, ne consegue che la pedagogia  debba essere profondamente legata alla filosofia e, in particolare, all’etica.

Questo non significa che la pedagogia sia una scienza “speculativa” che si basa su pensieri e riflessioni. Tuttavia il concetto di Persona rimane il nucleo centrale, il fine verso cui tendere e quindi il valore primo su cui valutare se una teoria, o un agito pedagogico, sia valido. Di conseguenza la pedagogia ha bisogno di “speculazione” filosofica, nel senso positivo del termine, ovvero di ragionamento intorno all’uomo: chi è, perché vive e perché muore, ma che si avvale anche della ricerca educativa.(Vedi l’articolo “Il concetto più importante della pedagogia: la Persona”).

La ricerca educativa ha lo scopo di indagare, orientare la prassi educativa e porre nuovi quesiti, nuovi spunti di riflessione. Il problema della ricerca in educazione è però la VALIDAZIONE. Per validazione si intende il fatto che questa possa considerarsi “scientifica” : le virgolette stanno ad indicare la mia perplessità nell’utilizzo di questo termine, in quanto è usato spesso in un’accezione da me non condivisa, ovvero l’applicazione rigida delle regole utilizzate nell’ambito delle scienze naturali.

La validazione di una ricerca educativa si basa su tre fattori:

  • PERTINENZA: le informazioni che si intendono raccogliere sono adeguate, realmente utili all’obiettivo della ricerca. La raccolta di dati inutili o non pertinenti toglie il significato della ricerca, oltre ad essere un gravissimo errore.
  • VALIDITA’: le informazioni che raccogliamo, indipendentemente dal fatto che siano interessanti o meno, devono essere le informazioni che stavamo cercando. In questa fase occorre analizzare se lo strumento impiegato per l’indagine sia corretto. Uno strumento errato genera informazioni errate e quindi non utili all’obiettivo della ricerca.
  • AFFIDABILITA’: fedeltà dei dati e degli osservatori. La procedura deve essere riproducibile, ripetibile in altri momenti e da altre persone.

Non posso addentrarmi ulteriormente nella questione, tuttavia voglio riportare le parole di Renata Vigano’ ( in “Pedagogia e Sperimentazione, metodi e strumenti per la ricerca educativa”, Milano,Vita e Pensiero, 1995). Essa scrive: “La questione della validità nella ricerca riguarda perciò una dimensione essenziale del discorso pedagogico e in particolare della riflessione metodologica, alla quale compete definire i criteri secondo cui giudicare le conoscenze fornite da ricerche connesse con i postulati della teoria pedagogica e valutare quali procedure e modalità operative soddisfino tali criteri … LA RIFLESSIONE SUL CONCETTO DI VALIDITA’ RINVIA AI FONDAMENTI EPISTEMOLOGICI E AGLI ORIENTAMENTI FILOSOFICI E ANTROPOLOGICI DELLA PEDAGOGIA. IL GIUDIZIO CIRCA LA QUALITA’ DI UN PROCESSO O DI UN RISULTATO DELLA RICERCA EDUCATIVA MUOVE DA UNA CONCEZIONE GENERALE DEL SAPERE PEDAGOGICO. A SUA VOLTA, TALE CONCEZIONE DIPENDE DALL’IDEA DI EDUCAZIONE E DAI FINI DI QUESTA OVVERO DA UNA SCELTA DI PROSPETTIVA ASSIOLOGICA, ANTROPOLOGICA E FILOSOFICA… Come molti hanno osservato, il modello delle scienze naturali è stato spesso applicato a quelle sociali e in particolare allo studio dell’educazione senza la necessaria mediazione critica in ordine alle caratteristiche ed esigenze disciplinari specifiche.”

Mondo Sociale e Mondo Naturale: stessi criteri di ricerca?

Denzin e Lincoln hanno approfondito ulteriormente la questione del rapporto tra metodi e scienze, delineando quattro sviluppi che riassumo in questo schema:

  1. POSITIVISMO: i criteri delle scienze naturali sono validi anche per lo studio del mondo sociale
  2. POST POSTIVISMO: il mondo sociale ha criteri specifici, diversi da quelli delle scienze naturali
  3. POST MODERNISMO: è impossibile stabilire criteri per lo studio del mondo sociale
  4. POST STRUTTURALISMO: bisogna sviluppare nuovi criteri appropriati per tutte le forme di ricerca

In questa cornice di nuove prospettive voglio concludere affermando che occorre ampliare la prospettiva, ricongiungendo le due parole metodo e educazione spesso allontanate dagli stessi professionisti.

E’ possibile fare ricerca in educazione. Occorre però una solida base rispetto all’antropologia e al concetto di Persona, che è filosofia. Indispensabile è attingere alle altre discipline dell’uomo, ovvero la psicologia, la sociologia, la filosofia e la storia. Le riflessioni della comunità scientifica sono concordi nell’affermare che occorre riformulare nuovi paradigmi che vadano bene sia per il mondo sociale, sia per il mondo naturale. Il passato positivistico è insufficiente. Il mondo sociale ha posto degli interrogativi sulla scientificità e questo deve interrogare tutti, non solo la pedagogia.

Come ho già detto, voglio ripetere che la PEDAGOGIA E’ UNA SCIENZA (vedi articolo precedente) e come tale deve avere tutta la dignità che si merita. E’ POSSIBILE FARE RICERCA in EDUCAZIONE in una spirale di continuità tra teoresi, teoria e prassi dove fare ricerca è un modo per riflettere  e sistematizzare le conoscenze che lentamente si vanno a creare sulle teorie e sull’agito.

Fare ricerca non è un opzione, un surplus della pedagogia, ma un dovere, in quanto fare ricerca permette di condividere con tutta la comunità scientifica i risultati, di confrontarsi, di aprire nuove prospettive e quindi tendere sempre al miglioramento.

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Azzurra, Pedagogista e educatrice professionale laureta in scienze dell'educazione e laureanda in scienze pedagogiche. Se vuoi sapere altro di me leggi alla pagina -chi siamo- oppure aggiungimi in facebook (Azzurra Spreafico). ecco la mia email, nel caso tu voglia contattarmi: [email protected] Sito personale: www.pedagogistaleccobrianza.it

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