Un dialogo fresco che, partendo dagli ultimi, oltrepassi i confini
Il 3 Novembre S. E. Mons. Pietro Maria Fragnelli ha preso possesso canonico, come XIV vescovo della Diocesi di Trapani. Era stato nominato il 24 settembre da Papa Francesco, dopo la sospensione da vescovo della Diocesi di Mons. Francesco Miccichè, a partire dal maggio 2012, e dopo diassette mesi di reggenza sapiente, illuminata, paterna e discreta dell’Arcivescovo Alessandro Plotti come Amministratore Apostolico.Il nuovo presule ha voluto cogliere nella sua nomina un elemento di continuità tra l’insegnamento pietrino, la diocesi pugliese di Castellaneta, ove è stato pastore per dieci anni, e quella di Trapani: “È gioia pensare che il Vescovo di Roma, papa Francesco - a cui va la mia sincera gratitudine - dà fiducia alle persone e prolunga i suoi gesti sorprendenti, provocandoci alla cultura dell’incontro e invitandoci a ripensare le realtà sociali ed ecclesiali del Sud anche come ponte interregionale di cultura e di fede”. “Il mio cammino ed il vostro non si interrompono, ma continuano in modo diverso”, ha detto nella prima omelia, rivolgendosi ai fedeli della diocesi di provenienza. Questo collegamento è stato espresso anche nel segno dell’anello episcopale, in argento, donato dal Vicario Generale, Mons. Liborio Palmeri, in nome dei presbiteri e dei diaconi della diocesi. In esso, opera di artigiani trapanesi, sono raffigurate le onde del mare che esprimono segno di unità e mobilità, racchiuse in una sagoma con chiaro riferimento al mar Mediterraneo e, al centro di esso, Trapani, rappresentata dal volto della sua Patrona, la Madonna con il Bambino.
“Vengo per amarvi e - ne sono certo - per essere amato”.È la frase-programma più rilevante, scritta cum omni fiducia - è il suo motto episcopale -, che è riecheggiata in diocesi e che aveva inviato alla Chiesa che è in Trapani al momento della sua nomina. E quest’amore a favore di chi è più debole e in difficoltà l’ha voluto manifestare, non solo nel giorno del suo insediamento ma anche in quelli successivi, incontrando gli immigrati, i disabili, gli ammalati, i giovani,dimostrando così l’attenzione del Vescovo, e un nuovo corso della Chiesa trapanese, a partire dagli ultimi.
“La nostra Chiesa e la nostra società – ha detto nella sua prima omelia - devono continuare a mettere al primo posto queste persone svantaggiate, non solo con strutture idonee e personale adeguato e professionale, ma soprattutto con cuori sempre più caldi e intelligenze sempre più motivate ad accogliere la vita fragile”. “Cammineremo insieme, adeguando il nostro passo al passo dei più svantaggiati tra noi. È il passo della lentezza che non umilia, ma umanizza la nostra convivenza”.
Nella sua prima uscita ufficiale il presule ha voluto visitare i ristretti nelle singole sezioni della Casa Circondariale S. Giuliano di Trapani, per portare “un messaggio di conforto e di speranza nel difficile ma necessario percorso di giustizia e di rinascita” e per vivere un momento di paternità e di misericordia con chi è privo temporaneamente della sua libertà ma giammai della dignità.
Un pensiero e gesto particolare ha rivolto anche al fenomeno della mobilità. La mattina del suo insediamento ha fatto visita agli immigrati del Centro di accoglienza di Bonagia e nel giorno della commemorazione dei fedeli defunti ha pregato per loro “a cominciare da coloro che hanno trovato la morte nei nostri mari”. E ha aggiunto: “Prego con voi per quanti sono riusciti a sbarcare e ad incamminarsi sulle nostre strade; preghiamo per tutta l’Italia, l’Europa, il mondo occidentale in genere, chiamato al dovere di accoglierli con dignità e tempestività, creando un circolo virtuoso di collaborazione giuridica ed economica, unendo le prospettive di integrazione sociale a quelle di prevenzione politica”.
La presenza del vescovo Fragnelli ritengo sia una grande risorsa per la diocesi di Trapani e per quelle della Sicilia; la sua preparazione umana e spirituale dia fiducia alla società . “Con umiltà lavoriamo a ridare speranza a questa società sempre più invecchiata, ma, paradossalmente, sempre meno pronta a prendersi cura dei suoi anziani. Abbiamo bisogno di voi, giovani; dei vostri sogni e della vostra voce pressante”. L’augurio che lui fa è: “Così comincia la costruzione della nostra nave trapanese e siciliana, italiana ed europea. La nostra costruzione è un mare da solcare ed illuminare con la luce del Vangelo. Come facevano i nostri antichi marinai e marittimi portando la Madonna di Trapani in tutto il Mediterraneo. La prima preoccupazione non sarà nel fare progetti o pianificazioni, ma nel risvegliare la nostalgia dell’infinito che è nell’uomo e dell’infinito che è Dio. Tanti uomini di buona volontà, credenti e non, sono pronti a dialogare con noi e a cercare con noi le sorgenti della spiritualità. Come ci testimonia il dialogo di papa Francesco con scrittori e giornalisti che ancora non hanno incontrato Dio. In questo modo ci prepariamo a guardare al mondo del lavoro, a pregare affinché si moltiplichino opportunità di rinascere che non rendano schiavi i giovani e chi ha bisogno di lavorare, ma li onorino nella loro dignità e li premino in forza del loro merito”.
I segni posti hanno cominciato a dare i loro frutti: l’amore per il nuovo Pastore, per la sua paternità, capacità di dialogo e pastoralità, come mons. Plotti gli ha indicato prima di consegnargli il pastorale, sono stati già segnali di risposta di amore e di apprezzamento, come richiesti dal presule.
L’augurio è che tutti gli organismi, ecclesiali e civili, come le corde di un’arpa, suonino perché si crei una vera armonia e la Sicilia abbia un risveglio a partire dal Sud e da questo lembo di terra meridionale. Da Trapani passi un segnale di risveglio che, partito da Roma, raggiunga le coste lambite dal Mediterraneo, come nuovo messaggio, e oltrepassi i confini delle sponde e di ogni limite umana e territoriale.
SALVATORE AGUECI