Lettera aperta di Gianni Geraci, portavoce del Guado (Gruppo di riflessione e di ricerca su Fede e omosessualità) di Milano del 24 marzo 2011
Quando, ieri sera, ho letto il comunicato stampa che gli amici del gruppo Nuova Proposta hanno stilato per commentare le dichiarazioni da lei fatte il 22 Marzo scorso in occasione della sedicesima sessione dello Human Rights Council, debbo confessarle di aver fatto una certa fatica a cogliere il senso di quello che lei aveva detto.
Eppure il testo era molto lineare e non si prestava ad equivoci.
«Le persone sono attaccate per le proprie posizioni contrarie ai rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso.
Quando esprimono le proprie convinzioni morali o circa la natura umana, che possono anche essere espressione del proprio credo religioso, o manifestano opinioni su proclami scientifici, sono svilite e perseguitate. (...)
La verità è che questi attacchi sono violazioni dei diritti umani fondamentali e non possono essere giustificate per nessuna circostanza».
Il fatto è che le frasi che le vengono attribuite, alla luce di quello che succede in giro per il mondo, sono così paradossali da suonare incredibili.
Spero davvero di un colossale equivoco. Lo spero per la dignità dell’istituzione che rappresenta e lo spero, soprattutto, per la sua salvezza eterna.
Perché vede, Monsignore, i fatti dicono che sono gli omosessuali ad essere insultati, a essere cacciati dalle loro case, a essere picchiati, a essere massacrati, a essere uccisi.
Gli amici di Nuova Proposta hanno citato il caso del povero David Kato Kisule, l’avvocato ugandese massacrato a colpi di martello per il suo impegno in favore dei diritti degli omosessuali, ma di esempi ce ne sono centinaia: in Italia e all’estero; nei paesi ricchi e nei paesi poveri.
Al momento, pur essendo una persona che segue assiduamente certe situazioni, non ho mai avuto notizia di qualcuno che sia stato ucciso per aver espresso delle riserve, o peggio, per aver utilizzato un linguaggio pieno di insulti e di disprezzo, nei confronti delle persone omosessuali.
E anche quelli che nel suo discorso vengono definite «violazione dei diritti umani fondamentali» risultano essere al massimo delle accuse di ignoranza, di oscurantismo e di ipocrisia che potranno essere degenerate, in alcuni casi, arrivando all’insulto, ma che non hanno mai minacciato l’integrità fisica o la liberà della persona insultata.
Davvero non credo che siano in alcun modo paragonabili le esecuzioni, gli omicidi, i pestaggi, le pene corporali e le pene detentive che patiscono le persone omosessuali alle parole forti di cui sono invece vittima quanti esprimono le proprie convinzioni «contrarie ai rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso».
Si tratta di un’operazione disonesta e grave. Disonesta perché non rispetta la realtà. Grave perché giustifica gli episodi di omofobia che, questa volta per davvero, rappresentano una violazione grave dei diritti fondamentali.
Naturalmente, come capitò poco più di due anni fa, se la polemica continuerà a montare, sono sicuro che arriverà la marcia indietro della Santa Sede che dirà che le parole da lei pronunciate sono state interpretate male e che lei non voleva in alcun modo avvallare le condanne a morte, gli omicidi, i pestaggi e le persecuzioni di cui gli omosessuali sono oggetto in molti paesi.
Mi permetta però di dirle fin da ora che, in questo caso, una rettifica di questo tipo sarebbe insufficiente, perché se davvero non voleva giustificare certi episodi di omofobia aveva la possibilità di aggiungere al suo discorso un paragrafo dedicato alla condanna esplicita di tutti i comportamenti, legali e non legali, che intaccano l’integrità fisica e la sicurezza delle persone omosessuali.
Purtroppo le cose sono andate in maniera diversa e lei, invece di condannare le esecuzioni, gli omicidi, i pestaggi, le persecuzioni e gli insulti di cui sono vittime le persone omosessuali ha deciso di condannare il fatto che chi si esprime senza preoccuparsi del fatto che le sue parole spesso ispirano questi comportamenti viene «svilito».
Non so se lei sia più ignorante o più ipocrita. Nel primo caso i suoi superiori dovrebbero richiamarla per manifesta incapacità a svolgere le sue funzioni.
Nel secondo caso ricordi che nel Vangelo, Gesù, non parla mai di omosessualità, mentre parla molto spesso di ipocrisia, condannandola sempre con parole molto dure.
Se davvero tiene alla salvezza della sua anima cerchi di cambiare registro. Non vorrei un giorno vederla bruciare all’Inferno con quanti si sono resi complici, insieme a lei, dei tanti omicidi di cui le persone omosessuali sono vittima.