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Montagnalonga entra nell’Archivio Casarrubea

Creato il 22 febbraio 2012 da Casarrubea
Montagnalonga entra nell’Archivio Casarrubea

Troncone di coda I-DIWB Alitalia DC-8 43 volo Az 112

L’Archivio storico Casarrubea si è arricchito oggi di nuovi documenti. Si tratta di alcuni faldoni di materiali, in formato digitale, riguardanti il tragico “incidente” aereo che la sera del 5 maggio 1972 causò ben 115 vittime. Nel disastro allora perirono, tra gli altri, il giudice Ignazio Alcamo, l’aiuto registra Franco Indovina, i giornalisti Alberto Scandone e Angela Fais, Carla Colajanni, cugina di Pompeo, il grande “Barbato” della lotta di Liberazione dal nazifascismo, il medico della famiglia del bandito Giuliano, Letterio Maggiore, un chirurgo plastico. Moltissime altre persone che stavano per rientrare in Sicilia per esercitare il loro diritto di voto, oltre a sette membri dell’equipaggio. L’incidente accadde, infatti, alla vigilia delle elezioni politiche del 1972, quando un DC 8 dell’Alitalia, che doveva atterrare a Punta Raisi, giunto a pochi chilometri dalla pista, andava a schiantarsi, inspiegabilmente, sulla cima di Montagnalonga, nei pressi di Carini.

La donazione delle carte è stata effettuata dal generale dell’Arma in pensione Antonino Borzì, il cui fratello, Rosario, un giovane di appena venticinque anni, perì in quell’incidente. “Si tratta di un gesto opportuno” ha detto il donatore in quanto si celebra quest’anno il 40° anniversario di quel tragico episodio e “nessuna verità certa è stata acquisita dalla giustizia”. Così scrive il generale Borzì nella sua lettera di donazione, dove, tra le finalità del suo gesto vi è indicata quella di “consegnare alle nuove generazioni” che non sanno, e a quanti rischiano di dimenticare, “una memoria storica” necessaria per onorare i morti.

“L’Archivio Casarrubea, scrive il generale, si è distinto per il suo impegno nella conservazione di memorie storiche”. “Sono certo – conclude – che lo studio delle carte potrà contribuire a fare piena luce sul disastro aereo”.

“Si tratta di un materiale prezioso” ha detto il prof. Casarrubea. “Siamo certi – ha proseguito – che il loro studio e la loro conservazione per il più vasto pubblico, possano servire un giorno, a scoprire uno degli infiniti casi irrisolti della nostra storia recente. Al più presto sarà fornito ai nostri lettori l’inventario generale del fondo Borzì”.


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