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Monti battezza il primo polo ‘liberista’ in Italia

Creato il 26 dicembre 2012 da Candidonews @Candidonews

Italian caretaker Prime Minister Monti attends an end of year news conference in Rome

Il Professore ha deciso di ‘salire’ in campo, ha presentato la sua Agenda. Qui sotto le parole chiavi del programma montiano. Leggete da qualche parte ‘equità’ ed ‘uguaglianza’?

Monti battezza il primo polo ‘liberista’ in Italia

In una Europa sempre più tesa a limitare i diritti sociali, la Sinistra Progressista viene etichettata come portatrice di idee ‘vecchie’. La tutela dei lavoratori è oramai ritenuta un ‘lusso del passato’. In un interessante articolo di Ronny Mazzocchi per l’Unità, capiamo meglio gli obiettivi del nuovo thatcherismo in salsa italiana:

Il Presidente del Consiglio ha senza dubbio tenuto  in considerazione il repentino cambiamento delle norme sociali che in quasi tutta Europa si mostrano ora assai meno tolleranti rispetto alla diseguaglianza di quanto non fossero anche solo qualche anno fa. Ma, pur non negando il problema, il Presidente Monti ha mostrato purtroppo un approccio al problema dell’equità che, se confrontato con i più recenti contributi della letteratura economica, risulta quantomeno datato. In alcuni passaggi è sembrato addirittura che Monti abbia cercato di resuscitare la vecchia tesi dello “sgocciolamento” – conosciuta negli anni Novanta anche con il nome di trickle down economics – che riteneva possibile ottenere un maggiore benessere per la società solo attraverso politiche favorevoli alla parte più ricca e produttiva del paese, secondo la celebre metafora della marea che crescendo avrebbe sollevato tutte le barche, grandi e piccole.

La classica teoria liberista quindi. Più soldi per i ricchi e ‘bricole’ al resto del paese:

nella sua visione, siano le liberalizzazioni dei mercati dei beni e una ulteriore deregolamentazione del mondo del lavoro ad essere funzionali ad una maggiore equità. Eppure, stando a  quanto riporta un recente rapporto OCSE dedicato all’evoluzione della diseguaglianza e alle sue determinanti, sono state proprio le riforme finalizzate ad aumentare la concorrenza nei mercati dei beni e del lavoro ad avere avuto un impatto molto rilevante nell’aumento della sperequazione nella distribuzione dei redditi e della ricchezza.

Il taglio alle tutele sociali in campo lavorativo non produce che diseguaglianza e povertà:

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il riferimento dell’OCSE è proprio a tutti quegli interventi che, in varie forme, hanno ridotto il grado di protezione dei lavoratori: il taglio dei minimi salariali e dei sussidi di disoccupazione, la tendenza verso una sempre più pronunciata decentralizzazione nella fissazione dei salari, la riduzione della “densità sindacale” e la diminuzione della proporzione dei lavoratori il cui salario dipende dalla contrattazione collettiva. Il motivo è facilmente intuibile: tutti questi elementi hanno un effetto negativo sulla forza contrattuale dei lavoratori e quindi incidono in misura determinante sulla distribuzione primaria del reddito. Si tratta di un argomento del tutto assente dall’articolo dell’Economist “True Progressivism” citato da Monti nel suo intervento a supporto delle proprie affermazioni, ma che invece ricopre una posizione centrale nelle più recenti elaborazioni programmatiche del Partito Laburista inglese che parlano insistentemente di pre-redistribuzione come ingrediente fondamentale per ricostruire una democrazia delle classi medie capace di promuovere una crescita economica sostenibile.

Dopo il centro democristiano ed i finti liberali alla Berlusconi, per la prima volta quindi l’Italia vede la nascita di un ‘polo liberista’:

Il Presidente del Consiglio sembra ancora ancorato alla vecchia idea che qualsiasi interferenza con il funzionamento dei mercati non possa che ridurre la crescita e quindi la dimensione della torta che si vorrebbe distribuire. In uno schema di questo tipo, la diseguaglianza rappresenta il prezzo che una società è disposta a pagare per avere una economia più dinamica

In Europa, comunque, si sta affermando una teoria diversa. Il fronte progressista ha una visione opposta di quella proposta da Monti:

Al contrario, la nuova visione progressista che sta emergendo dai think-tank e dai partiti politici un po’ in tutto il mondo non solo non vede nessun trade-off fra crescita ed eguaglianza, ma anzi pone la seconda come condizione irrinunciabile per avere la prima. Recenti indagini del Fondo Monetario Internazionale – come quella condotta da Andrew Berg e Jonathan Ostry – sembrano confermare questa intuizione, sottolineando come una elevata diseguaglianza rappresenti una pericolosa minaccia alla sostenibilità della crescita nel lungo periodo. Si tratta di una conclusione che contribuisce a rendere sempre meno convincente la tesi secondo cui una bassa crescita sia imputabile ad un eccesso di regolamentazione dei mercati e alla troppa attenzione prestata all’obiettivo dell’equità. Un elemento da non trascurare nella complessa riflessione sul rilancio economico e sociale del paese che – proprio come auspicato dal Presidente Monti – questa campagna elettorale ci consente finalmente di fare.

Gli italiani sono pronti a votare un liberista convinto come Mario Monti? Lo scopriremo tra qualche mese.


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