In questi giorni non si parla d'altro. Il fenomeno 5Stelle è stato praticamente vivisezionato e già si intravvedono i primi riposizionamenti. Uno esemplare a caso. Ieri sera, Corrado Formigli si è collegato con gli imprenditori trevigiani che, costituitisi in un vero e proprio gruppo di pressione, una lobbie insomma, alle ultime votazioni hanno votato compatti per Grillo. Dopo venti anni di dichiarato sostegno al berlusconismo, oggi alcune delle punte di diamante del made in Italy, hanno deciso di scommettere tutto sulla nuova avventura grillina. Così, ci hanno raccontato di aver preso i contatti con Grillo e con Casaleggio, di esserci andati a parlare di persona, e di aver trovato molti punti di aderenza, molte convergenze sul tipo di nuova politica da mettere in scena in Italia. Tutte richieste sacrosante, quelle del trust trevigiano, ma non si sa come, non si sa perché, quando Formigli li ha incalzati sull'importanza della lotta alla evasione fiscale, i trevigiani hanno iniziato a essere meno sicuri di quanto avevano affermato sulla lotta al caro-politica, sulla detassazione degli stipendi, sulla riduzione delle pensioni, della sanità, del numero dei dipendenti pubblici. Tossivano, un po'. Indietreggiavano, un po'. Tanto che per loro, la lotta all'evasione fiscale è il quinto o sesto punto della auspicata riforma economica del paese. In Italia, i rapporti perversi fra politica e industria, vanno avanti ormai da anni, dall'inizio del '900. Affiancando i latifondisti, i capitani delle prime industrie italiane, puntarono decisamente sul fascismo mentre, dopo la fine della seconda guerra mondiale, fu la Balena Bianca ad essere il loro referente politico diretto. Silvio lo è diventato già nel 1994, e da allora non ha mai smesso di esserlo, prima dell'arrivo di Beppe Grillo. Per carità, non vogliamo addentrarci in nessuna polemica pretestuosa, però i fatti sono questi e, prima ne prendiamo atto, prima riusciremo a capire il fenomeno Grillo. Per il resto, sono tanti i motivi che ci spingono ad attendere prima di dare un giudizio lapidario sul “grillismo”, come in molti stanno già facendo. A noi, come si sono presentati gli eletti del Movimento a Roma è piaciuto. Non ci è sembrato X Factor, per dirla alla Aldo Grasso, né una classe in libera uscita o in gita scolastica premio. Devono imparare, sono all'abc e, anzi, ci è dispiaciuto, ad esempio, che abbiano nominato i capigruppo al Senato e alla Camera, piuttosto che riformare anche linguisticamente i ruoli appartenuti a Cicchitto e a Gasparri: “portavoce” dei gruppi parlamentari e non capigruppo, lo avremmo sicuramente preferito. Guai, serissimi, invece, sul fronte interno berlusconiano. Tra pochi giorni ci saranno le sentenze sui suoi processi, diritti Mediaset e Ruby. Mentre sembra che stiano andando come un treno le accuse dell'ex senatore De Gregorio, il quale, dopo aver reso liberamente le sue dichiarazioni, ha consegnato ai magistrati napoletani una lista di testimoni da far paura. Ora, con i procedimenti in corso, e uno che si sta aprendo, ci chiediamo come possa, Silvio Berlusconi, andare tranquillo all'incontro convocato da Mario Monti con Bersani e Grillo in vista del vertice della UE. Senza pudore, Silvio arriverà e dirà pure la sua, come sempre è stato, visto che chi mente e chi ha distrutto l'Italia sono sempre i soliti, violenti, feroci, comunisti. Ieri sera, per concludere in gloria, da Formigli è aleggiata, a un certo punto, la parola “utopia”. “Poffarbacco, ci siamo detti, vuoi vedere che è la volta buona?” Ma poi hanno parlato gli imprenditori trevigiani, e l'utopia se l'è data a gambe. Peccato, poteva essere una buona occasione.PS. Anche Roberta Lombardi, neo-capogruppo del M5S alla Camera, ha scritto sul suo blog che “il fascismo degli inizi, era un buon fascismo”. “La mia era solo un'analisi storica – ha detto la Lombardi – stumentalizzata dai media”. Tale e quale al Silvio del Binario 27 di Milano.
Magazine Politica
Monti convoca i leader. La prima volta di Grillo nella stanza dei bottoni. De Gregorio e Ruby, i guai seriali di Silvio.
Creato il 05 marzo 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
In questi giorni non si parla d'altro. Il fenomeno 5Stelle è stato praticamente vivisezionato e già si intravvedono i primi riposizionamenti. Uno esemplare a caso. Ieri sera, Corrado Formigli si è collegato con gli imprenditori trevigiani che, costituitisi in un vero e proprio gruppo di pressione, una lobbie insomma, alle ultime votazioni hanno votato compatti per Grillo. Dopo venti anni di dichiarato sostegno al berlusconismo, oggi alcune delle punte di diamante del made in Italy, hanno deciso di scommettere tutto sulla nuova avventura grillina. Così, ci hanno raccontato di aver preso i contatti con Grillo e con Casaleggio, di esserci andati a parlare di persona, e di aver trovato molti punti di aderenza, molte convergenze sul tipo di nuova politica da mettere in scena in Italia. Tutte richieste sacrosante, quelle del trust trevigiano, ma non si sa come, non si sa perché, quando Formigli li ha incalzati sull'importanza della lotta alla evasione fiscale, i trevigiani hanno iniziato a essere meno sicuri di quanto avevano affermato sulla lotta al caro-politica, sulla detassazione degli stipendi, sulla riduzione delle pensioni, della sanità, del numero dei dipendenti pubblici. Tossivano, un po'. Indietreggiavano, un po'. Tanto che per loro, la lotta all'evasione fiscale è il quinto o sesto punto della auspicata riforma economica del paese. In Italia, i rapporti perversi fra politica e industria, vanno avanti ormai da anni, dall'inizio del '900. Affiancando i latifondisti, i capitani delle prime industrie italiane, puntarono decisamente sul fascismo mentre, dopo la fine della seconda guerra mondiale, fu la Balena Bianca ad essere il loro referente politico diretto. Silvio lo è diventato già nel 1994, e da allora non ha mai smesso di esserlo, prima dell'arrivo di Beppe Grillo. Per carità, non vogliamo addentrarci in nessuna polemica pretestuosa, però i fatti sono questi e, prima ne prendiamo atto, prima riusciremo a capire il fenomeno Grillo. Per il resto, sono tanti i motivi che ci spingono ad attendere prima di dare un giudizio lapidario sul “grillismo”, come in molti stanno già facendo. A noi, come si sono presentati gli eletti del Movimento a Roma è piaciuto. Non ci è sembrato X Factor, per dirla alla Aldo Grasso, né una classe in libera uscita o in gita scolastica premio. Devono imparare, sono all'abc e, anzi, ci è dispiaciuto, ad esempio, che abbiano nominato i capigruppo al Senato e alla Camera, piuttosto che riformare anche linguisticamente i ruoli appartenuti a Cicchitto e a Gasparri: “portavoce” dei gruppi parlamentari e non capigruppo, lo avremmo sicuramente preferito. Guai, serissimi, invece, sul fronte interno berlusconiano. Tra pochi giorni ci saranno le sentenze sui suoi processi, diritti Mediaset e Ruby. Mentre sembra che stiano andando come un treno le accuse dell'ex senatore De Gregorio, il quale, dopo aver reso liberamente le sue dichiarazioni, ha consegnato ai magistrati napoletani una lista di testimoni da far paura. Ora, con i procedimenti in corso, e uno che si sta aprendo, ci chiediamo come possa, Silvio Berlusconi, andare tranquillo all'incontro convocato da Mario Monti con Bersani e Grillo in vista del vertice della UE. Senza pudore, Silvio arriverà e dirà pure la sua, come sempre è stato, visto che chi mente e chi ha distrutto l'Italia sono sempre i soliti, violenti, feroci, comunisti. Ieri sera, per concludere in gloria, da Formigli è aleggiata, a un certo punto, la parola “utopia”. “Poffarbacco, ci siamo detti, vuoi vedere che è la volta buona?” Ma poi hanno parlato gli imprenditori trevigiani, e l'utopia se l'è data a gambe. Peccato, poteva essere una buona occasione.PS. Anche Roberta Lombardi, neo-capogruppo del M5S alla Camera, ha scritto sul suo blog che “il fascismo degli inizi, era un buon fascismo”. “La mia era solo un'analisi storica – ha detto la Lombardi – stumentalizzata dai media”. Tale e quale al Silvio del Binario 27 di Milano.
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