Chi pensava che con le dimissioni di Berlusconi si fosse risolto tutto e che una nuova era di pace e prosperità fosse iniziata con il pupo e l'agnello che avrebbero dormito insieme, probabilmente starà cominciando a nutrire qualche dubbio.
Questa mattina infatti, dopo una partenza che faceva sperare chissà che cosa, gli indici di borsa hanno ripiegato, virando al ribasso dopo l'asta dei btp decennali, che ancora una volta ritocca il record storico del rendimento che l'Italia dovrà pagare sul suo debito pubblico, il 6,42%.
Identico il comportamento dello spread tra i btp e i bund tedeschi, che dopo un'apertura in calo fino a un minimo di 437,7 è poi risalito a quota 460.
peggio è andata per l'asta dei btp con scadenza quinquennale, che hanno pagato un rendimento altissimo, il 6,27%, a testimoniare che per l'Italia si prevedono guai a breve termine.
Dunque il mercato è tutt'altro che soddisfatto, come pretendeva, e si aspetta ben altro che le dimissioni di Berlusconi.
Il mercato si aspetta che venga formato un governo che affronti di petto i problemi dello Stato Italiano e li risolva bene e in fretta, chiunque sia il presidente del Consiglio.
Mario Monti è intanto al lavoro per formare il suo governo dei "tecnici". In realtà è pressoché costretto a nominare ministri solo non politici grazie ai veti incrociati dei partiti, il che non è un male in se.
Il problema è che, mentre come contenuti dell'azione del prossimo governo siamo rimasti alla più che generica affermazione del neo incaricato sulla necessità di "crescita equità sociale", nulla si conosce del programma di governo, oppure si conosce fin troppo bene, essendo il medesimo elencato dal precedente governo nella famosa lettera all'Unione Europea della scorsa settimana.
A questo punto l'ignaro lettore non può non domandarsi perché il Partito Democratico dovrebbe approvare disposizioni che fino a ieri aveva severamente criticato e perché la Cgil, con il suo segretario generale Camusso non organizzi immediatamente uno sciopero generale.
Il pericolo è che il prossimo governo finirà con l'essere soggetto agli stessi piccoli ricatti che hanno fermato e logorato l'azione del precedente, finendo con fallire miseramente.
Che poi riesca a ridurre i costi della politica, tagliando le province, il numero dei parlamentari e riducendo gli emolumenti e i vitalizi dei politici professionisti, ma nemmeno il più ottimista degli ottimista potrebbe nemmeno sperarlo.
L'unica possibilità che riesca almeno a mettere qualche pezza alla situazione attuale è la voglia di quanti non hanno ancora maturato il vitalizio da parlamentare di far durare la legislatura ancora qualche mese e questo potrebbe aiutare a far passare qualche provvedimento.