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Monti si affida ad Amato, ex socialista con pensione da 31 mila euro lordi al mese, per la riforma dei finanziamenti a partiti e sindacati

Creato il 02 maggio 2012 da Iljester

Monti si affida ad Amato, ex socialista con pensione da 31 mila euro lordi al mese, per la riforma dei finanziamenti a partiti e sindacati

Robe dell’altro mondo verrebbe da dire, ma ormai l’Italia è già un altro mondo rispetto al resto del pianeta. Sono certo che gli stranieri ci guardano con tanta compassione (poverini quanto sono sfigati) e con la giusta dose di scongiuri per non essere nati in Italia e non dover avere a che fare la politica dei buffoni furbastri che vivono alle spalle del popolo.

Ma vediamo cosa è accaduto. Monti, siccome lui è tecnico, ma lo è evidentemente solo proforma, decide che per la riforma del finanziamento ai partiti (!) è opportuno avvalersi di una consulenza tecnica (tecnico chiama tecnico). E chi va a scegliere fra i tanti disponibili? Ovviamente Giuliano Amato, ex socialista (oggi area PD), e uomo che in una notte ha prelevato dal conto corrente degli italiani il 6 per mille dei loro risparmi durante la crisi del ’92. L’uomo che vale 31 mila euro di pensione al mese. A spese nostre ovviamente.

Quando si dice che in Italia piove sul bagnato, non si dice una cazzata. Si dice la verità. A maggior ragione se si tratta della politica. In tal caso il bagnato è tanto e la pioggia stranamente si concentra sempre sui soliti posti (partiti, sindacati, istituzioni), lasciando a secco il resto del pianeta Italia, che deve tirare la carretta per tutti.

La missione per Amato è comunque davvero ardua. Riformare o meglio suggerire come riformare il finanziamento pubblico ai partiti che — ricordo ancora una volta — gli italiani avevano abolito e che i nostri politicanti hanno fatto rientrare dalla finestra sotto forma di rimborsi elettorali. Riforma peraltro che interesserà anche i sindacati.

Credete sul serio che riuscirà nell’impresa? Credo proprio di no. Perché la verità è che non c’è la reale intenzione di riformare il sistema. È solo l’ennesimo specchietto per le allodole che questo Governo e i suoi lacchè partitici stanno approntando per tirare  a campare fino alle prossime elezioni oppure – che è peggio – perché è pronto qualche altro brutto scherzo da tirare al popolo italico. Del resto, per quanto riguarda il finanziamento ai partiti, l’unica soluzione umanamente accettabile è la loro abolizione. Così come dovrebbero essere aboliti i finanziamenti diretti e indiretti ai sindacati, che vivono alle nostre spalle pur rappresentando solo alcuni settori della popolazione (e non sempre con la piena consapevolezza di questi ultimi).

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Monti però non si è limitato a prendere in considerazione Amato (molto “amato” dagli italiani). Ma ha deciso di affidare lo spending review (il taglio alle spese) a un uomo il cui nome è tutto un programma Bondi (non Sandro, ma Enrico). Il noto commissario che ristrutturò Parlamat, la quale — sappiamo — poi è stata venduta ai francesi della Lactalis, con buona pace della tutela della italianità delle nostre aziende strategiche (cosa che invece i francesi riescono a far bene con le loro).

Siamo davvero in “ottime” mani. Non c’è che dire. Affermare che siamo fessi, come italiani, è troppo buono. All’occorso mi viene in mente la domanda che fece Lilli Gruber proprio a Giuliano Amato: «Giuliano Amato, lei è disposto a ridursi la pensione d’oro?». E lui: «Non capisco la domanda». Non aggiungo altro.

di Martino © 2012 Il Jester


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