L’agenzia americana Moody’s punta ancora una volta sull’Italia e ancora una volta per dare brutte notizie. Dopo il taglio del rating italiano (un evento che non accadeva dal 1993) identica sorte è toccata alle due principali banche tricolori: Unicredit e Intesa Sanpaolo che hanno visto concretizzato il tanto temuto downgrade.
Non va meglio ad altri gruppi importanti come Eni (da Aa3 ad A1), Enel (A3 ad A2), Terna Finmeccanica (da A3 a Baa2) e Poste italiane: Moody’s non è stata tenera neanche nei loro confronti, abbassando per tutti il rating. Può sorridere solo Generali, che ha visto confermato il proprio indice. Come mai è giunta questa decisione da parte dell’agenzia con sede a New York?
Le decisioni di Moody’s non prescindono dalla crisi che ha colpito gli stati sovrani. I due istituti di credito coinvolti nel nuovo downgrade, Unicredit e Intesa Sanpaolo, pagano anche questo tipo di conseguenza. In particolare, il rating tagliato va a riguardare i depositi e il debito a lungo termine, rispettivamente portati da A3 ad A2, nel secondo da Aa3 ad A2, tutti con outlook negativo (ovvero con previsioni avverse).
Gli analisti di Moody’s vedono nelle decisioni del governo centrale un ostacolo al gruppo Unicredit. ‘Il gruppo ha bisogno di migliorare assolutamente il livello di redditività per quanto riguarda le operazioni core all’interno del territorio nazionale’, spiegano gli analisti ‘ma i bassi tassi di crescita, nonché le misure attuate dal governo costituiscono una barriera per il gruppo sia in Italia che in altri mercati’.
Brutta, secondo Moody’s, anche la situazione di Intesa Sanpaolo: ‘Il taglio è dovuto a due motivi. Il primo dipende dall’esposizione verso il debito sovrano italiano, il secondo al fatto che per la maggior parte l’attività del gruppo è concentrata, 77%, in Italia’.
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