Questa strana primavera mi ha messo in agitazione per le moree. In un paesino della costa, di cui non faccio il nome per prudenza, c’è una zona che un tempo era protetta per la fauna e la flora insolite. In quel punto c’è una vera prateria di Moraea sisyrinchium, che ha un numero di sinonimi enne elevato a infinito.
Sono delle bulbose minute, slanciate, che portano piccolissimi fiori simili ad iris azzurri in miniatura, hanno l’aspetto di un gioiello fatato. Si schiudono solo nei giorni di vero caldo, e nell’orario di massima temperatura. Fotografarle con la luce cruda delle due di pomeriggio è dura.
Beccarle non è stato facile, ma volevo proprio fotografarle da vicino con l’obiettivo micro.
Quest’anno ci sono andata due volte, la prima quasi a vuoto.
Purtroppo ho notato che in quella zona vengono portate le greggi al pascolo, e dunque non credo che le moree avranno vita lunghissima. Eppure un tempo la zona era dichiarata protetta. Si vede che ora non interessa più a nessuno.
Dovrò scrivere un articolo. Anzi, meglio, al comune di XY.
Su Acta Plantarum da cui apprendo che si chiama “Giaggiolo dei poveretti”, forse perchè ampiamente distribuito nelle zone meridionali di Puglia, Basilicata e Calabria. Le considerazioni al lettore. Ne parla molto anche Norman Douglas in Vecchia Calabria (con l’accortezza di ricordare che le Calabrie erano due e molto più estese di oggi).
Oltre alle moree ci sono anche degli asfodeli.
qui giù la slideshow
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