“Parola pericolosissima con un’ aura un po’ antipatica, la parola in questione è, moralismo”, così Corrado Augias apre la replica de Le Storie – diario italiano su Rai 3. Chi è moralista e a quali campi si può applicare il moralismo è l’argomento trattato insieme all’autore del libro: Elogio al moralismo, Stefano Rodotà.
A Parma recentemente i cittadini hanno preso d’assalto il municipio e tenacemente hanno combattuto fino a che, il sindaco si è dimesso. Dopo cento giorni di contestazioni, ha lasciato l’incarico dopo forti pressioni popolari a seguito dell’ennesimo scandalo giudiziario all’interno della giunta di centrodestra guidata da Pietro Vignali.

Rodotà con questa affermazione dichiara che un moralismo attivo per riconquistare l’onore perduto è valido e va utilizzato dal potere popolare, anche se siamo in un epoca dove la parola moralismo è stata bandita e collegata a qualcosa di vecchio perché non andava d’accordo con una forma di politica rampante. Se pensiamo al nostro recentissimo passato la condotta politica dei nostri rappresentanti ci suggerisce che data l’immoralità o amoralità dilagante, sia più prudente e saggio non invocare o pretendere l’osservanza di alcun principio morale. Che le regole di condotta non morali guidino verso la sopravvivenza e verso qualche variante più ambiziosa di successo, in un mondo totalmente scaltro.
“Sono orgoglioso di essere conservatore dei diritti e reazionario perché reagisco al peggio. Mi piace definirmi moralista - afferma Rodotà. Questa parola è sgradita, è usata in modo negativo e tuttavia mi pare che alluda a un modo di guardare le cose del mondo in maniera reattiva, non passiva. Soprattutto quando ci troviamo di fronte a illegalità, cinismo, abbandono dell’etica pubblica, che è quello che è avvenuto in questi anni, non soltanto in Italia, ma in Italia in modo tale da travolgere lo stesso senso delle istituzioni, il rispetto delle regole, il rispetto degli altri. E quindi è necessaria una reazione”.








