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Moratti lascia vivere l’Inter

Creato il 31 maggio 2013 da Zootz

La mia è un’invocazione, una preghiera, un accorato invito.

Nel 1995 la famiglia Moratti riprende in mano l’Inter e fino all’avvento di Mancini (2004) sulla panchina nerazzurra; l’Inter conquista solo la Coppa UEFA nel 1998. Dunque dal 1995 al 2004 l’unica soddisfazione per Massimo Moratti, e per noi appassionati nerazzurri, è quella Coppa UEFA. Per una decina di anni di presidenza Moratti null’altro che quella Coppa. Con l’avvento di Mancini iniziano le vittorie sia perché il maneggione Moggi viene finalmente pizzicato ed estromesso dal calcio, sia perché Mancini ha le capacità di imporsi al presidente Massimo Moratti e decidere lui l’indirizzo che debbono avere le campagne acquisti di una squadra. Il carisma “dittatoriale” dell’allenatore (contrapposto al Presidente) si acuisce con il seguente arrivo di Mourinho (2008) che porta i nerazzurri sul tetto del mondo centrando la storica Tripletta. Impresa che rende quella squadra e quell’allenatore, leggendari.

Con l’avvento di Rafa Benitez tutto ripiomba nell’usuale caos precalciopoli, pre Mancini, pre Mourinho. Da Ottavio Bianchi a Stramaccioni passando da Suarez, Hodgson, Castellini, Simoni, Lucescu, Lippi, Cuper e Verdelli fino all’attuale Mazzarri. Diciotto allenatori in una ventina d’anni. Tolti Mourinho e Mancini, in fondo tolto anche Simoni, tutti gli altri sono fallimenti spesso annunciati e quasi sempre derivanti da una perenne caotica situazione societaria. La famiglia Moratti ha riempito la società nerazzurra di parenti, amici e sodali senza mai chiedersi se avessero o no la capacità e la competenza richiesta per guidare una grande e blasonata società calcistica qual è l’Inter. La famiglia Moratti ha acquistato un numero spropositato di calciatori le cui qualità erano spesso più da circo che non da terreno di gioco. Uno su tutti Recoba che in 261 presenze ha segnato 72 reti praticamente un gol ogni quattro match. Calciatore a cui Massimo Moratti ha elargito in totale una somma mostruosa anche per gli odierni parametri. Gente come Marcos André Batista Santos detto Vampeta o altri di cui si persero le tracce prima ancora della fine delle stagioni in cui furono acquistati.

L’offerta del magnate indonesiano Erick Thohir è un’opportunità credo unica ed impareggiabile per lo meno nella sostanza economica. Da molte parti negli ambienti finanziari l’offerta è ritenuta irripetibile e viene consigliato a Moratti di prenderla al volo.

Capisco benissimo che alla famiglia Moratti pesi tantissimo prendere una decisione in merito, sia essa positiva che negativa. Immagino sia impensabile che ci sia qualcuno che voglia immettere soldi freschi (e tanti) in un’azienda calcistica senza però poter mettere becco nelle decisioni. Moratti offre il 30% delle quote societarie e ritengo impossibile che la controparte accetti meno del 51%. È un bivio calcisticamente drammatico per la famiglia Moratti, ma forse ancor più drammatico sarebbe per noi appassionati nerazzurri vivere l’ennesima stagione fallimentare. Vederla scorrere lenta infarcita di promesse, voci e speranze che andranno di certo disattese. Il calcio contemporaneo prevede solo due opzioni; o tantissimi soldi che non assicurano però successi senza competenza, oppure altissima competenza con pochi soldi che possono portare a relative soddisfazioni come saltuarie vittorie in Patria e rarissime affermazioni in ambito internazionale.

Le prime due Coppe dei Campioni vinte dall’Inter della famiglia Moratti distano ben quarantasei anni dalla terza. Un immenso grazie ai Moratti, tanta riconoscenza eterna, ma è l’ora di cambiare senza tentennamenti. L’alternativa sarebbe un radicale cambiamento sia nei ranghi dirigenziali che nello spogliatoio.

01 CP Moratti



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