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MORBID ANGEL @Mega Klub, Katowice, 23.11.2014

Creato il 09 dicembre 2014 da Cicciorusso

morbid 1L’evento è chiaramente di quelli imperdibili. E infatti, prenotato l’alberghetto low cost per la trasferta, mi fiondo alla stazione per prendere l’autobus che da Cracovia mi porterà a Katowice. Stasera sentiremo il vecchio Chthulu un po’ più vicino. Signore e signori, i Morbid Angel sono in città. Come parecchie altre band, anche loro si son dimostrati sensibili alle celebrazioni. Quest’anno tocca a ben due dei loro lavori discografici più amati: Covenant e Altars of Madness, i quali compiono rispettivamente venti e venticinque anni. L’evento di stasera vedrà l’esecuzione dell’intero Covenant più altri pezzi tratti da precedenti o successivi album.

Quando arrivo al Klub Mega, noto subito l’atmosfera assai ruspante. Katowice è notoriamente una città in enorme espansione. Una conurbazione metropolitana di quasi cinque milioni di abitanti che in passato era fondata sulle miniere di carbone e che ora sembra essere un gigantesco cantiere all’aria aperta che presto si trasformerà in una metropoli industriale moderna con tutti i servizi adatti a questo status. Con una crescita a livello di benessere e di servizi che è specchio della crescita di un paese, la Polonia, che si sta ormai allineando ai paesi dell’Europa occidentale. L’atmosfera cittadina si riflette perfettamente sul luogo, il Klub Mega, che ha anch’esso un’aria da cantiere. Figurarsi che hanno le spine per la birra ma nemmeno funzionano. Infatti sono costretto a prendere la mitica Warka in lattina da mezzo litro, tipica consumazione da barbone dei giardinetti. In compenso viene però servita da strafighe che son sicuramente state assunte per la loro serietà professionale. Serietà professionale evidente nelle mise delle signorine in questione, le quali indossano top leopardati o di pelle nera da cui strabordano zizze di generose dimensioni.

Il programma di stasera prevede i locali Stillborn, i terrificanti Azarath di Tczew, cittadina della Pomerania, e infine i pupilli di Yog-Sothoth. Gli Stillborn, a dirla tutta, me li perdo. Arrivo giusto per gli ultimi due pezzi dopo essermi ingozzato di eccellente curry indiano e indonesiano in uno dei ristoranti della città. La loro proposta sembra un ordinario death metal brutale che ogni tanto sconfina nel black. Vado a prendere una bella lattina a temperatura ambiente al bar (roba da veri metallari!) e mi riaccosto al palco giusto prima che ci salgano gli Azarath. Un coglione apre la porta di emergenza proprio a fianco a me per andare a fumare e i -5 gradi di fuori invadono l’ambiente all’improvviso.

Comunque gli Azarath non saranno miracolosi scopritori di chissà cosa ma qua, cari confratelli del metallo, Satana si sente benissimo. Eccome. Fa quasi sorridere la brutalità indicibile del loro suono. Una mazzata che raramente ho sentito dal vivo! Il cantante/chitarrista Necrosodom (!!!) si avvicina a microfono per vomitare i suoi immondi growls con gli occhi bianchi. Sembra davvero posseduto dal demonio. Il batterista fa paura perché blasta e rulla come una macchina senza quasi muoversi e con una precisione imbarazzante. Mostruosi. Normalmente non mi impressiono davanti a questa roba un po’ fine a se stessa ma la ferocia di questa band ti conquista. Infatti l’atmosfera sotto il palco si fa rovente. Davvero una band con corna e zoccoli caprini. Colonna sonora perfetta per sacrifici umani.

morbid 2
Via con un’altra Warka a temperatura ambiente e poi a sgomitare per riguadagnare la zona palco, che come prevedibile inizia a riempirsi. David Vincent arriva indossando il suo solito completino sadomaso di pelle nera e Trey Azaghtoth sfoggia una delle sue Charvel rosso fiammanti. Dietro le pelli c’è l’ottimo Tim Yeung e all’altra chitarra Thor Anders Myhren.

Covenant viene eseguito pezzo per pezzo come da tracklist. Non sgarrano di un millimetro. Esecuzione col pilota automatico e emozioni assicurate, in quanto i pezzi mi riportano all’epoca in cui ero un tredicenne e l’album veniva distribuito nei negozi di dischi. Io ero in bolletta ma lo feci comprare a forza a mio cugino e ce lo sparammo a folle volume quel pomeriggio stesso. Non dimenticherò mai l’impatto con Rapture. Il pubblico impazzisce e inizia la “danza macabra” del pit.

Blood on My Hands, Lion’s Den, Angel of Disease e le altre sono come le ricordavo. Esattamente l’apice di una band che da Domination (ancora accettabile ma decisamente mediocre se comparato ai predecessori) in poi è andata in caduta libera. Non riuscii mai ad accettare la partenza di Vincent e l’arrivo di… Come si chiama? Ah, giusto, Steve Tucker. Per me quel periodo della loro carriera è un ricordo che ho volutamente rimosso. Con l’uscita di David Vincent la magia era finita e i pur dignitosi Formulas… e Gateways… nonché il brutto Heretic, che fu infatti accolto in maniera freddissima dai fan, di certo non ristabilivano la qualità del songwriting che contraddistingueva le uscite dell’epoca d’oro. Poi fu la volta di Illud Divinum Insanus. E vabbé, fa cagare, ma almeno dal vivo si ha la possibilità di vedere ancora insieme Trey e David. E chi meglio di loro ci può restituire le sensazioni di un capolavoro del death metal come Covenant?

Dopo la magia di God of Emptiness ci sono tre o quattro pezzi dell’era Tucker più Existo Vulgoré, tratta appunto da Illud, che comunque viene acclamata non poco dal pubblico presente. E’ il momento di un’altra Warka calda e poi David annuncia che è anche il 25esimo compleanno dell’imprescindibile Altars of Madness e che quindi avrebbero deciso di regalarci Immortal Rites. Immaginate il caos. Cosa si può chiedere di più? Fall from Grace? Eccola. Ed è infatti il pezzo di Blessed are the Sick che chiude la serata.

Dopo che l’attrezzatura viene smontata vedo diversi ragazzi presenti in sala che attendono solo l’arrivo di Trey e David per farsi firmare poster, dischi e megliette. Quando infine Trey si materializza, e viene scortato da due energumeni stile polacco che non fanno avvicinare nessuno manco fosse il Papa, leggo la delusione sulle facce di chi attendeva inutilmente. E mi ricordo della volta in cui andai a vedere i Master dal vivo e un’autentica leggenda come Paul Speckmann, uno dei padri fondatori del death metal senza dubbio alcuno, se ne stava là a vendere magliette e dischi firmando autografi e scherzando coi fan tranquillamente. Ma si sa che Trey Azagthoth non è mai stato un personaggio molto amichevole.

Serata davvero speciale, dunque. Chi di voi ha avuto l’opportunità di seguirli nelle date italiane dello stesso tour si sarà fatto un’idea, immagino.



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