Magazine Diario personale

Mordecai Richler - LA STORIA DI MORTIMER GRIFFIN

Creato il 11 dicembre 2015 da Zioscriba

Mordecai Richler - LA STORIA DI MORTIMER GRIFFIN

Voto:


E vorrà pur dire qualcosa se la più fresca e originale Novità proposta nel 2015 dalla nostra mediogrande editoria è questo gustoso, succulento capolavoro del 1968 mai tradotto finora, forse per motivi di vatikaliana bacchettonaggine (fra le tante idee surreali di questo molto surreale romanzo, un’anziana prof decide d’introdurre un nuovo tipo di encomio per i ragazzi più meritevoli: spompinarli).Comunque Grazie di cuore, Adelphi cara, anche se magari ci si poteva svegliare un po’ prima… O forse è meglio così, perché è per merito di questo pazzesco ritardo se ho potuto sgoduriarmi, a quasi 49 anni, un libro di quelli che nella mia epoca non si riescono a trovare più?In fondo è stato il più bel regalo, così inatteso e differito: è stato come scoprire in cantina un Rosso d’annata che non ci si ricordava d’avere, in un mondo che si sta preparando ad abolire i vini. Me lo sono centellinato, per gustarlo e farlo durare, come sempre bisogna fare con le cose belle, e adesso invidio quelli di voi che se lo regaleranno per le feste, per leggerlo su una poltrona al calduccio, magari mentre fuori nevica. Intendiamoci: qualcosa di acerbo e di ancora imperfetto lo si riscontra, rispetto a un’opera più matura e portentosa come La versione di Barney, ma in compenso questo è, specie nella parte iniziale, molto più comico, provocatorio e birichino.
Leggiamoci un piccolo trancio:
"Era il periodo in cui Doug stava imparando a parlare, e Ziggy era felice di istruirlo.«Uomo-scimmia» diceva additando un prete; e gl’insegnò a dire «baciami il culo» come formula di ringraziamento; ma per fortuna veniva fuori qualcosa come «bam ‘l ulo». Le scelte lessicali di Doug sconcertavano Joyce, ma il più confuso era il bambino, perché quella che nel pomeriggio la madre gl’insegnava a chiamare «monaca», di sera Ziggy insisteva che era una «tette mosce».Com’era fatale, Joyce scoprì che Doug non era affatto un bambino ritardato, ma solo perversamente traviato da Ziggy, dal che seguì uno scontro al calor bianco con Mortimer. In certo modo uno scontro a parti rovesciate: stavolta non era Joyce, ma Mortimer che si trovava a difendere il nuovo, per quanto malvolentieri. Ammetteva che Ziggy si comportava in maniera irresponsabile, ma lei doveva capire che non era un sadico. Era sinceramente convinto che i nostri genitori ci avessero allevato ammannendoci nient’altro che bugie, e che ci fosse un solo modo di liberare un bambino: fargli disimparare tutto ciò che gli era stato insegnato. E così guidarlo, per dirla con Ziggy, verso uno stato di grazia. Mortimer doveva peraltro convenire che il risultato era disgustoso, e a malincuore si preparò a dire a Ziggy che doveva andarsene."
Irriverente, irrispettoso, perfido, intelligente - questo è il tipo di libro che vorrei poter leggere senza soluzione di continuità, ma naturalmente non si può, perché libri simili sono rari come quintupli arcobaleni aggrovigliati.
A questo proposito, devo aggiungere di aver trovato altrettanto bello e divertente – anche se molto più tranquillo e convenzionale – il libro che lo stesso autore pubblicò subito dopo, intitolato Le meraviglie di St Urbain Street

Mordecai Richler - LA STORIA DI MORTIMER GRIFFIN

Voto: 8


Ma non vi sto dicendo di scegliere fra i due: il mio consiglio è un bell’ambo natalizio.Parola di Scriba.

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