I Morgoth sono una di quelle band che, pur non avendo lasciato un segno indelebile nella storia del death metal, in qualche modo ne hanno impreziosito i trascorsi: inizialmente con la doppietta di ep Resurrection Absurd – The Eternal Fall, che vi consiglio di recuperare qualora non li possediate già, e poi con quel Cursed che è tuttora uno dei migliori dischi di death metal teutonico del secolo scorso. Con il successivo Odium si iniziò poi a intravedere quell’influenza industrial che diverrà preponderante in Feel Sorry For The Fanatic, disco imbarazzante ed ultimo sussulto di una band che, in meno di dieci anni, pareva aver esaurito tutto ciò che aveva da dire.
Dopo la reunion del 2010 sono dovuti passare altri cinque anni perché uscisse un nuovo lavoro a nome Morgoth. Svariati cambi di line-up, tra cui l’ingresso di Karsten Jäger, già vocalist dei Disbelief, ed eccoci davanti ad Ungod. Sinceramente, dopo il flop di Feel Sorry… ritenevo altamente improbabile che questi tedeschi avrebbero proseguito sulla strada fallimentare dell’industrial, salvo non volersi suicidare definitivamente; ed auspicavo pertanto di ritrovarmi per le mani un dignitoso disco di death metal nel loro stile, qualcosa che potesse rasserenarmi in ‘sto periodo del cazzo facendomi scapocciare per una quarantina di minuti senza troppo impegno. Grazie al Demonio è andata esattamente così: Ungod scorre liscio come la birra ghiacciata in un’afosa giornata di Luglio; oltre alla già nota Black Enemy, uscita come singolo a gennaio, non mancano pezzi di facile impatto come l’opener House Of Blood e la successiva Voice Of Slumber. Ci sono i riff, si sente benissimo Satana e i vocalizzi sofferti e rantolanti del buon Karsten Jäger non fanno rimpiangere più di tanto lo storico vocalist Marc Grewe. In sostanza un lavoro più che dignitoso oltre che un graditissimo ritorno da parte di una band che, a mio parere, non ha mai brillato per innovazione pur essendo stata capace di ritagliarsi un posticino nel cuore di molti di noi.
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