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MORIRA’ SANSONE CON TUTTI I FILISTEI?Quando si viene messi con le spalle al muro si potrebbe essere tentati di trascinare con sé tutti gli altri…
Sansone e Dalila http://www.youtube.com/watch?v=aSBIh9Y_RIE
Nel racconto biblico, Sansone rappresenta il tipico eroe nazionale che, attraverso la sua proverbiale forza fisica, prova a salvare da solo il proprio popolo. Nell’immaginario collettivo odierno, Sansone incarna l’archetipo dell'eroe, sempre in bilico, però, da una parte, fra l'eccesso di testosterone che determina la sua virile passione per le donne, corredata di una spacconesca tentazione ad abusare della propria forza fisica. Dall’altra, Sansone ci appare, però, quasi un
uomo debole, per quanto è vittima sottomessa al fascino femminile che produce su di lui una dipendenza, da cui si sottrarrà soltanto a prezzo del sacrificio estremo di sé.
Il racconto biblico, ci ricorda che, a causa dei loro peccati, gli Israeliti restarono in balia dei Filistei per quarant'anni e toccherà, proprio a Sansone, liberarli da quella schiavitù. A Sansone capiterà, però, di innamorarsi della bellissima figlia di un Filisteo che poi sposerà. Nel giorno del suo matrimonio, Sansone offre un banchetto ai trenta invitati della sposa a quali propone un indovinello. Ma dopo tre giorni di vani tentativi, al quarto gli invitati minacciano la sposa affinché convinca Sansone a dare a lei la soluzione. Il settimo giorno Sansone cede e dà la soluzione. La moglie “infedele” la riferisce ai Filistei. Nel settimo giorno, prima del tramonto, i filistei risolvono l'enigma ma Sansone capisce di essere stato
raggirato e, allora, decide di vendicarsi distruggendo il raccolto dei Filistei che quando vengono a sapere che la causa del disastro è la fiducia tradita, uccidono barbaramente la donna. Persa la moglie, Sansone giura di vendicarsi e compie una strage nel villaggio filisteo.
Passano venti anni e Sansone si innamora di Dalila. Allora i Filistei le offrono del danaro per sedurlo e farsi rivelare il segreto della sua forza, in modo da poterlo imprigionare. A ogni incontro, Dalila interroga Sansone su come può essere legato. L’eroe inizialmente la inganna, ma alla fine le rivela il suo segreto: se il suo capo fosse rasato, perderebbe tutta la forza. Così, quella notte Dalila gli fa radere le sette trecce. Persa la forza, Sansone viene sopraffatto dai Filistei che gli cavano gli occhi, lo portano a Gaza, lo legano con catene di rame e lo mettono a girare la macina della prigione. Allora Sansone invoca il Signore per vendicarsi, si mette tra le due colonne portanti e gridando «Che io muoia insieme con i Filistei!» e, con tutta la forza riconquistata, fa crollare la prigione, uccidendo più persone di quante ne avesse mai uccise in tutta la sua vita (visiona il link iniziale).
Questa lunga (e forse un po’ noiosa storia) doveva essere raccontata per esplicitare come il mito di Sansone sia in sostanza la prova del fatto che in tutti gli uomini – non solo negli eroi – sia presente in maniera non manifesta la “tentazione” di immolare se stesso nella
cosiddetta “bella morte”. Chiunque di noi, se dovesse sentirsi tradito e finire lui soltanto imprigionato, pur di non essere schiavo per il resto della sua vita, potrebbe scegliere di trascinare nella propria fine tutti quelli che lo circondano.
Sansone viene tradito più volte nel corso della sua avventurosa vita, ma alla fine sceglie di morire con onore per difendere la propria dignità. Nella vita di noi poveri mortali può capitare, invece, che se qualcuno, pur colpevole, scopre di essere diventato la “vittima
sacrificale” di un sistema del quale rappresenta solo un ingranaggio, nonostante la sua colpa conclamata, possa decidere di trascinare, nel gorgo che lo sta travolgendo, anche tutti gli altri ingranaggi.
Questo, però, è possibile solo quando il rischio è calcolabile a priori. Quando, invece, le variabili da considerare (e le loro possibili reazioni) esorbitano dal preventivabile, può accadere che il piccolo sansone di turno, decida di minimizzare i danni, accettando la
sventura individuale come il minore dei mali. C’è a volte il rischio che la reazione, pur comprensibile, cioè la chiamata a correo, possa determinare effetti collaterali di dimensioni ben maggiori dello stesso danno subito.
Le chiamate di correità in certi ambiti sono poco gradite perché potrebbero trascinare nella vendetta anche altri soggetti esterni, i quali notoriamente preferiscono l’anonimato e che, quindi, non resterebbero inermi in attesa della loro fine. Anzi, potrebbero anticipare il tentativo di vendetta con atti di tale cruenza da rendere impossibile qualsiasi reazione difensiva per il piccolo Sansone.
Così, è altamente probabile che l’attesa reazione vendicativa in pieno stile «Che io muoia insieme con i Filistei!», che ora tutti si augurano, non si verificherà mai. Insomma, il presunto Sansone non solo non si vendicherà ma, intimorito dagli eventi imponderabili che
potrebbero minacciare la propria incolumità, deciderà per una meno onorevole ma più tranquilla omertà.
Certo, in questo modo, perderebbe l’occasione di immolare se stesso alla ricerca della “bella morte”. Finirebbe, il meschino, per trasformarsi in una parodia di Sansone, così come appariva in certi film anni ’60 che contrapponevano, senza alcuna coerenza storica, il mitico eroe Sansone ai Pirati caraibici…
SANSONE CONTRO I PIRATI
http://www.youtube.com/watch?v=Yhuk9MD3mIk&feature=related
Ciro Pastore
Il Signore degli Agnelli
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