Il 10 giugno del 2011 mio padre, malato di cancro, si sottoponeva a visita per il riconoscimento dell’invalidità presso la Commissione ad hoc istituita dall’INPS presso la ASUR di Fermo. Fatti i dovuti accertamenti la Commissione, nella seduta dell’8 luglio 2011, riconosceva tale invalidità ma non comunicava nulla a mio padre.
Mio padre è morto di cancro il 20 novembre 2011. L’INPS, di conseguenza, smetteva di pagargli la pensione. Da ciò si desume che l’INPS sapesse della sua morte. Oggi arriva una raccomandata dall’INPS indirizzata a mio padre. Mi domando come farebbe mio padre a ritirarla dopo morto. Probabilmente l’INPS si è dimenticata del fatto che sia morto e gli ha mandato la raccomandata. La pensione, però, si è ricordata di non mandarla più.
Tale raccomandata contiene il verbale della visita e informa il mio defunto padre della possibilità di richiedere la pensione di invalidità. In sostanza mio padre, dal momento della visita, avrebbe perso cinque mesi di pensione, ma solo perché deceduto a novembre. Se fosse sopravvissuto avrebbe potuto ricevere la pensione a undici mesi dalla visita.
Se una persona deve vivere con quei soldi fa in tempo a morire. Vista l’invalidità cui era affetto mio padre non è stata la mancanza della pensione ad ucciderlo. Ciò non toglie l’assurdità della vicenda. Andrò all’INPS ad informarli di nuovo che mio padre non c’è più. Li informerò anche che, per sua fortuna, ha potuto fare a meno della pensione di invalidità per quei pochi mesi in cui è sopravvissuto. Magari altri non saranno così fortunati.
Luca Craia