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Morire di povertà per l’indifferenza delle Istituzioni

Creato il 08 gennaio 2016 da Mrinvest

Morire di povertà e di freddo. Il 2016 è iniziato con la morte per stenti di due clochard italiani, ma priorità del Governo è di salvare i clandestini.

morire di povertà Morire di povertà in un Paese cosiddetto civile come l’Italia è veramente vergognoso, soprattutto quando si muore nell’indifferenza delle Istituzioni.
La notizia recente della morte di due clochard è passata quasi inosservata, i media ne hanno parlato per dovere di cronaca, ma di sicuro la maggioranza dei cittadini e delle forze politiche non ne sono venuti a conoscenza. Non è una notizia clamorosa, sono morti semplicemente due senzatetto, ci sono altri problemi più importanti da risolvere.

Morire di povertà non è notizia da prima pagina.

Si parla delle unioni civili, della cancellazione del reato di clandestinità, delle infiltrazioni camorristiche a Quarto, paese amministrato dai 5 Stelle, di Renzi e del suo nuovo aereo di Stato, ecc. ecc. Morire di povertà è un problema “lontano” dagli interessi dei nostri governanti, chi se ne frega se due clochard sono morti di freddo.

E mentre si torna a discutere e polemizzare sul problema dell’accoglienza, a Cinisello Balsamo, nel milanese, un pensionato di 72 anni è morto da solo, di freddo e di stenti, la notte dell’Epifania, nell’auto che da cinque anni era diventata la sua casa. Giovanni Cosenza viveva con un sussidio di 350 euro al mese, che servivano per pagare l’assicurazione dell’auto e per comprarsi ogni tanto qualcosa da mangiare.

Molti lo conoscevano e lo aiutavano, gli regalavano qualcosa da mangiare, qualche euro, dei maglioni, lo descrivono come una brava persona, una persona cordiale, era dignitoso e riservato, non aveva mai dato fastidio a nessuno. Giovanni è morto nel silenzio, non riuscendo a gridare la sua disperazione e la sua solitudine.

Nel paese esiste una comunità di accoglienza per stranieri richiedenti asilo politico, gestita dai Paolini, e tutti si chiedono perchè il clochard non sia stato aiutato. Giovanni non ha chiesto aiuto a nessuno, ma nessuna istituzione gli ha prestato un minimo di sostegno.

Anche a Pesaro si sono accorti che Rocco Bonaposta, di appena 42 anni, con una laurea in filosofia ed una vita sfortunata, se ne è andato per sempre. L’altra notte se l’è portato via il freddo insopportabile del parco Miralfiore, dove dormiva forse stordito dall’alcool in un’Italia che, giustamente, ha saputo attrezzarsi per salvare la vita di migliaia di derelitti che fuggono dalla guerra e dalla miseria, ma che ancora è in ritardo nel saper riconoscere il vicino di casa che ha perso tutto.

Morire di povertà ma con dignità.

Sono i nuovi poveri. L’Istat parla di oltre 4 milioni nel Paese, per la Caritas il 50% sono nostri connazionali. Soffrono regalandoti un sorriso quando ricevono un panino o una coperta, conservano una loro dignità, sono quelli che prima vivevano nello stesso nostro pianerottolo di casa e poi, per vari motivi, hanno perso tutto: la famiglia, un tetto e, infine, anche la vita.

Giovanni e Rocco non figuravano negli elenchi dei servizi sociali del Comune, vivere per strada non era una loro scelta, ma la loro risposta personale alla vergogna di essere poveri.

In questa Italia, prima vengono gli extracomunitari, con case accoglienza e pasti caldi, poi gli altri…forse.


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