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Morte

Creato il 07 maggio 2011 da Renzomazzetti
pace,primavera del 1948,manifestazione di operaie per la pace.

pace,primavera del 1948,manifestazione di operaie per la pace.

La morte per noi è nulla perché ogni bene e ogni male risiede nella possibilità di sentirlo. La morte è perdita di sensazione. Per cui, la retta conoscenza che la morte per noi è nulla rende piacevole che la vita sia mortale, non perché la prolunga per un tempo infinito, ma perché la libera dal desiderio dell’immortalità. Non c’è infatti nulla di temibile nella vita per chi ha la profonda convinzione che nulla di temibile vi è nel non vivere più. E’ un pazzo chi asserisce di temere la morte non perché quando sarà presente gli arrecherà dolore, ma perché è l’attesa che gliene provoca. Ciò che ci inquieta se presente, ci infligge infatti vanamente quando lo si attende. Il male, dunque, che più ci atterrisce, la morte, è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte, e quando c’è la morte noi non siamo più. Pertanto essa è nulla per i vivi e per i morti, perché per quelli non c’è, e questi non sono più. Ma la gente ora fugge la morte come il più grande dei mali, ora la cerca, come la fine dei mali della vita. Il saggio non teme l’assenza di vita: perché non si oppone alla vita e non ritiene un male il non vivere più. E come cerca non il cibo più abbondante, ma quello più gradevole, così gode non del tempo più lungo, ma di quello più dolce. Chi invita il giovane a vivere bene e il vecchio a morire bene è stolto non soltanto per ciò che di piacevole vi è nella vita, ma anche perché l’esercizio del vivere bene e del morire bene è il medesimo. Ancor peggio chi dice: bello non essere nato. (meditazione su una parte di: Lettera a Meneceo di Epicuro).

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LA META

Una mèta! Una mèta! Ma sul ramo

Forse da sé la pània in che s’invesca

S’apparecchia l’uccello? O il pesce all’amo

L’esca?

E deve l’uom da sé piantarsi il palo,

Sospendervi una fune a un qualche chiodo,

Creder quel palo

   Gloria

  Donna

   Fortuna

O non so c’altro scialo,

Perché – conscio – s’impicchi in qualche modo?

 

Mettiti a camminare,

Va’ dove il piè ti porta,

Piglia la via più corta

E più non dimandare.

 

Andar dove che sia,

Nel dubbio della sorte,

Andar verso la morte

Per un’ignota via:

 

Ecco il destino. E dunque

Fa’ quel che far si deve.

Procura che sia breve.

Tanto, è lo stesso ovunque.

-Luigi Pirandello-

 

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