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Morte al Vaticano ma viva gli Imām

Creato il 21 agosto 2014 da Catreporter79

Perché la sinistra femminista, laica ed inclusiva giustifica l’oppressione del radicalismo islamico ai danni di omosessuali, donne, minoranze.

Le ragioni di un abbaglio.

E’ spesso motivo di incredulità e stupore una certa schizofrenia manifestata dai settori più radicali della sinistra italiana (ma anche straniera) tradizionalmente attenta e sensibile alle politiche di genere ed alla cultura dell’inclusione, e poi pronta a legittimare (anche con il silenzio) le declinazioni più aberranti dell’islamismo più fanatico ai danni delle donne, delle minoranze religiose e degli omosessuali.

Le motivazioni alla base di questa incoerenza di primo acchito assurda e indecifrabile, sono tuttavia facilmente rintracciabili e spiegabili analizzando le strategie e il “background” culturale delle piattaforme socialiste, nazionali come internazionali.

Più nel dettaglio, sono due le scelte alla base del loro “appeasement” verso il segmento più oltranzista della comunità arabo-musulmana, una di tipo tattico ed una di tipo storico e culturale.

La prima: l’attuale fase storica sta proponendo il ritorno di un confronto tra una parte del mondo arabo-musulmano e l’Occidente; di conseguenza, la sinistra marxista e antioccidentale (perché anticapitalista) sarà indotta a vedere nell’Islam radicale e nei suoi terreni di coltura l’ alleato in una battaglia comune.

La seconda: molti dei paesi afro-arabo-asiatico-musulmani sono stati e sono vittime della colonizzazione e della neocolonizzazione occidentale; la sinistra marxista, formalmente solidarista, ed antimperialsta, sarà quindi indotta ad interpretare la violenza sviluppata da e in quelle realtà come il prodotto dello sfruttamento e delle politiche aggressive dei paesi più avanzati (in quest’ottica culturale terzomondista andranno inquadrate anche le dichiarazioni di Alessando Di Battista sull’ ISIS-ISIL).

Ecco, dunque, perché individui pronti a battersi per le “quote rosa” e ad accusare la società italiana di maschilismo per la mancanza di sale-poppata per le deputate a Montecitorio, sono poi pronti a giustificare pratiche ripugnanti quali l’infibulazione o l’imposizione del burqa o, ancora, il matrimonio per le giovanissime.

Ecco, dunque, perché individui pronti a raccogliere firme per l’abolizione dell’ergastolo o ad indignarsi per una manganellata di troppo di un poliziotto, sono poi pronti a giustificare il taglio della mano ai ladri o l’impiccagione in Iran.

Ecco, dunque, perché individui pronti a scagliarsi contro l’omofobia sono i primi a giustificare le persecuzioni ai danni degli omosessuali nei paesi dell’Islam radicale.

Ecco, dunque, perché individui pronti ad inveire contro l’esposizione di un crocifisso nel gabbiotto della portineria di un ufficio pubblico, sono poi pronti a giustificare l’islamizzazione di società laiche (casi iraniano ed afghano).

Al di là di ogni scontata censura e condanna dell’oppressione clericale e reazionaria in nome della fede, gioverà ricordare come le teocrazie e le ierocrazie islamiche non abbiano comunque mai espulso il capitalismo dal loro sistema economico e gestionale (mantenendo anzi, in alcuni casi, un sistema fortemente liberista) o le logiche di tipo imperialistico e militarista dalle loro scelte in politica estera (si vedano le guerre di aggressione decise in più di un’occasione dalle loro leadership).

La sinistra più ortodossa muove e muoverà quindi le proprie scelte da una percezione distorta e pregiudiziale della geopolitca, dell’Europa, degli USA e degli stessi paesi della Mezzaluna



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