Titolo: Morte di un uomo felice
Autore: Giorgio Fontana
Anno di pubblicazione: 2014
Pagine: 280
Casa editrice: Sellerio
Collana: La memoria
Pagine: 280
Genere: Giallo
Formato: Cartaceo ed Ebook
TRAMA:
Nella Milano del 1981 il trentasettenne magistrato Giacomo Colnaghi è impegnato nella lotta al terrorismo politico. In particolare, le indagini lo portano sulle tracce di una nuova banda armata che ha assassinato un esponente della DC. Pieno di dubbi ed incertezze, Giacomo deve anche fare i conti con l’ingombrante ricordo del padre partigiano e con l’insoddisfazione della moglie Mirella, che non si capacita di come il marito possa essere così felice.
GIUDIZIO:
Protagonista del romanzo in questione è Giacomo Colnaghi, giovane magistrato originario di Saronno che svolge il proprio operato presso il Tribunale di Milano. Nonostante le resistenze dei suoi superiori, ha creato un piccolo team di cui fanno parte anche la rigida friulana Franz e l’elegante campano Micillo. Profondamente diversi per provenienza e per estrazione sociale, i tre si trovano compatti nell’indagare su uno dei tanti gruppi terroristici attivi negli anni ’80. Alle vicende lavorative e personali di Colnaghi si alterna il ricordo della storia del padre, Ernesto, che in tempo di guerra aveva deciso di ribellarsi ai fascisti ed unirsi ai partigiani: un gesto mai perdonato dalla famiglia, in particolare dalla moglie Lucia. Anche Giacomo, sposato con Mirella dalla quale ha avuto due figli, non riesce a godersi appieno la vita familiare. In parte a causa del lavoro che lo tiene lontano da Saronno, in parte per il carattere riservato, non riesce ad esprimere tutto l’affetto che prova, soprattutto nei confronti di Daniele, il figlio maggiore, fragile fisicamente e non in grado di opporsi alle prepotenze dei suoi coetanei. Uno dei punti fermi della vita di Giacomo è la religione cattolica: molto credente, il magistrato prega in ginocchio ogni sera nella solitudine del suo piccolo appartamento milanese. Anche per questo cerca di comprendere le ragioni che spingono giovani ragazzi, spesso di buona famiglia, a diventare terroristi e spietati assassini. Perché Giacomo non cerca la vendetta ed ha fatto suo l’insegnamento pronunciato da un collega in occasione del barbaro omicidio del giudice Guido Galli. Quel giorno, il 19 marzo del 1980, in mezzo a tanti propositi bellicosi Generoso Petrella aveva detto: “Ricordate. Noi non dobbiamo essere gli uomini dell’ira”. Con tali parole ben scolpite nella mente, Giacomo porta avanti meticolosamente il proprio compito, consapevole di essere a rischio ma rifiutando sempre la scorta. Gli unici momenti tranquilli sono quelli trascorsi con il fraterno amico Mario, proprietario di una libreria a Saronno e rivale di epiche sfide in bicicletta. Basta questo, insieme al suo lavoro, per rendere Giacomo Colnaghi un uomo felice, cosa di cui la moglie Mirella gli fa quasi una colpa. E la felicità traspare anche da alcune pagine del libro, ricche di humor e di battute esilaranti e fulminanti, nonostante l’argomento trattato non sia certo dei più leggeri. Proprio la capacità dell’autore di non rendere cupo il romanzo, insieme ad una scrittura lineare in grado di colpire la mente ed il cuore del lettore, è una delle ragioni per cui mi sento di consigliare “Morte di un uomo felice”. E che mi spingerà a cercare il precedente “Per legge superiore”, il cui protagonista è quel Roberto Doni presente anche qui. I due libri costituiscono insieme una sorta di “dittico sulla giustizia”, perché proprio sulla giustizia e sul suo senso s’interroga Giacomo. Un tema scottante, soprattutto per un’epoca in cui gli scontri di piazza, le violenze e le uccisioni erano all’ordine del giorno o quasi. Il terrorismo non smetteva di assestare colpi terribili, assassinando Emilio Alessandrini e Guido Galli, mentre Patrizio Peci diventava il primo pentito delle Brigate Rosse. Che, per ritorsione, ne rapirono e “processarono” il fratello Roberto, la cui triste sorte è a noi nota, mentre Giacomo non farà in tempo a conoscerla.
L’AUTORE:
Giorgio Fontana è nato a Saronno nel 1981 e vive a Milano. Ha pubblicato quattro romanzi – “Buoni propositi per l’anno nuovo” (Mondadori, 2007), “Novalis” (Marsilio, 2008), “Per legge superiore” (Sellerio, 2011) e “Morte di un uomo felice” (Sellerio, 2014) – , un saggio su berlusconismo e identità italiana – “La velocità del buio” (Zona, 2011) – e un reportage narrativo sugli immigrati a Milano (“Babele 56″ – Terredimezzo, 2008). Fra i condirettori del pamphlet letterario Eleanore Rigby, ha scritto inoltre articoli e interventi su diverse testate italiane e straniere, fra cui Il Manifesto, il Corriere della Sera, IL, Opendemocracy, Berfrois, lo Straniero, minima&moralia.
Massimo Minimo