Oggi l’ex dittatore argentino Jorge Rafael Videla, all’età di 87 anni, è deceduto nel carcere di Buenos Aires, nel quale stava scontando l’ergastolo.
Videla prese il potere e il controllo dell’Argentina nel 1976, quando con un golpe destituì la Presidente Isabelita Perón, proprio lei che lo aveva in precedenza insignito della nomina di «Comandante in Capo». L’obbiettivo del putsch era l’instaurazione del Processo di Riorganizzazione Nazionale, che sfociò in quella tremenda repressione definita Guerra sporca la quale portò all’istituzione di una brutale dittatura di stampo filofascista. La giunta militare che prese il potere – formata da Videla, Leopoldo Galtieri, Emilio Eduardo Massera e da Orlando Ramón Agosti – sospese tutte le libertà, sia civili sia politiche, e perseguitò gli oppositori del regime: molte persone furono torturate, brutalizzate, uccise. Ma a volte delle persone fermate dalle forze di sicurezza dittatoriali non si seppe più nulla, furono fatte sparire senza dare alcuna loro informazione alle famiglie. Questo fu in seguito ribattezzato il fenomeno dei desaparecidos. Si stima che le persone fatte scomparire ammontano a circa 30 mila.
L’Argentina di Videla ebbe dei tesissimi rapporti con il Cile, contrasti diplomatici che tuttavia non sfociarono in interventi armati: il motivo della contesa era la rivendicazione territoriale delle Isole di Beagle, da parte di Buenos Aires. Soltanto grazie alla mediazione di Papa Giovanni Paolo II si evitò il conflitto armato, ma le tensioni finirono solamente nel 1984 con la firma di un trattato di pace fra i due Paesi.
Videla fu deposto nel 1981da un militare della sua giunta, Roberto Eduardo Viola, che prese il potere perpetrando la dittatura precedente. Con l’avvento della democrazia, in Argentina arrivò anche la condanna all’ergastolo dell’ex dittatore argentino per aver commesso crimini contro l’umanità. Nel 1990 il Presidente Menem gli concesse la grazia, la quale fu dichiarata, diciassette anni dopo, costituzionalmente illegittima dalla Corte penale federale dell’Argentina. Dal 2010 Videla, che non si era mai pentito del suo operato, era tornato in carcere a scontare nuovamente la pena dell’ergastolo.
Articolo di Stefano Rossa.