La tragedia privata di Sarah Scazzi, esibita in pubblico in tv ha sbancato l’auditel. Un trionfo di pubblico e di critica.
Abbiamo creato un nuovo genere televisivo: il “criminal reality” senza limiti. Recitato da attori involontari che con un colpo di scena sono diventati in poco tempo gli attori principali.
Proprio quel colpo di scena lo rende più gradito al pubblico sempre alla ricerca di forti emozioni. Il risalto che i media danno a queste notizie dà l’idea che in Italia la criminalità costituisce un genere televisivo di successo, che occupa un suo spazio ampio e specifico. In Italia, i fatti criminali occupano uno spazio quotidiano sui telegiornali. Nulla di simile a quanto si osserva nelle altre principali reti europee. Le quali affrontano questi eventi in modo “contestuale” e dove è possibile, li tematizzano. I crimini nel nostro paese vengono trattati come fiction con una drammatizzazione che tende più alla partecipazione emotiva che non alla conoscenza vera dei fatti.Dal 2005 ad oggi, i 7 telegiornali nazionali, in prima serata, hanno dedicato: 941 notizie al delitto di Meredith Kercher avvenuto a Perugia, 759 a quello di Garlasco, 538 all’omicidio del piccolo Tommaso Onofri, 499 alla strage di Erba. Avvenuti 3-4 anni fa. E, ancora, 508 notizie all’omicidio di Cogne, che risale a dicembre 2002. Questi casi hanno in comune il fatto di maturare in contesti familiari, o nel contesto delle relazioni amicali o di coppia, insomma si tratta di casi comuni e, in quanto tali coinvolgono tutti.Come se i fatti avvenuti potessero capitare anche a noi. E’ il voyeurismo il segno particolare di una società locale. Questi “criminal reality” ci sfiorano toccando gli altri, ci angosciano ma ci rassicurano.Simonetta Frongia
Pubblicato su Caffè news sezione cultura, l'1 Novembre 2010