Mentre i media internazionali accendono i fari sul terrorismo in Kenya, altre questioni sociali minano gravemente il tessuto morale del paese. All’indomani della strage di Garissa, dove persero la vita oltre cento studenti, più di un politico ed opinionista fece presente che i morti riconducibili all’abuso di sostanze sono molti di più. Eppure non si spendono fiumi di inchiostro per denunciare il pericolo che alcol e droghe pongono alla società.
Un’interessante progetto è quello di usare i social media per puntare i fari sul problema dell’abuso dell’alcol.
A Murang’a, una città a nord di Nairobi, un gruppo di professionisti ha iniziato ha iniziato a pubblicare fotografie e notizie in tempo reale su social media come whats up e facebook. Tutti rappresentanti politici e delle forze di sicurezza della contea sono stati inseriti nel gruppo, e a loro è richiesta una risposta sulle denuncie fatte.
A fare le spese dell’iniziativa sono stati – per ora – i capi della polizia. Molti di questi sono anche proprietari di bar che vendono alcol illeciti, droghe sintetiche ed eroina. Le denunce hanno permesso la chiusura indefinita di alcuni locali e l’arresto di vari produttori illegali di alcol.
Questo progetto sta anche producendo tensioni all’interno della diocesi cattolica di Murang’a. Gli animatori del gruppo hanno dimostrato come la diocesi sia più che contenta di accettare forti somme in sostegno dei propri progetti, somme provenienti da persone coinvolte nella produzione e distribuzione di bevande alcoliche illegali.
Alcuni sacerdoti che avevano sostenuto l’iniziativa, si sono ritirati dal gruppo appena è stato chiesto loro di rinunciare ai finanziamenti di dubbia provenienza.
Il Kenya non è nuovo all’uso dei nuovi media per la coscientizzazione della società. Questa nuova iniziativa sembra funzionare e verrà presto duplicata in altre parti del paese.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)