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Musicoterapia da strapazzo

Creato il 27 giugno 2011 da The Book Of Saturday

Musicoterapia da strapazzoLa musica è benessere, lo abbiamo sempre sostenuto, come potrebbe essere altrimenti? Poco tempo fa ne abbiamo anche segnalato alcune applicazioni. Per non parlare degli stimoli positivi che ogni singola parte del corpo trae all’ascolto di ogni strumento. Ma a volte, come spesso accade in questo strano, pazzo, ingiusto mondo, anche in ambiti insospettabili come il far vibrare una corda o l’emettere un do con il clarinetto, alla fine anche la musica può diventare strumento di violenza. In questo caso, quando viene ripetuta per ore e ore, ogni giorno, sempre la stessa, diventa ancor peggio: tortura. E non è un modo dire.

È quello che ho scoperto vedendo il documentario Gitmo, in cui Eric Gandini cerca di approfondire cosa accade all’interno del centro di detenzione di Guantanamo Bay. Sono rimasto esterrefatto quando un testimone, un ex detenuto, parla di un nuovo modo di strappare informazioni ai prigionieri. Non bastavano più il “water-washing”, l’uso di cani, e tutte le altre schifezze bandite dalla Convenzione di Ginevra. Adesso usano anche la musica come strumento di persuasione. Il ragazzo, Jamal, conferma: «Viene utilizzata sempre la stessa musica, per ore ed ore, la stessa identica musica, a Guantanamo come ad Abu Graib». Non comodi su un divano, o in auto, no. Loro stanno ad ascoltarla in celle frigorifere a meno 13 gradi, con un sergente che gli punta dritto il mitra in bocca. Oppure vengono tenuti bloccati in piedi per 8-10 ore.

Secondo l’intelligence Usa, far sentire sempre la stessa musica contribuisce ad assopire la parte del cervello deputata alle reazioni e alla resistenza. Quindi, meno reattivi i prigionieri, più predisposti a sputare il rospo. Jamal cita anche generi e artisti utilizzati, che lui, come moltissimi altri suoi compagni di cella, avrà sentito per giorni e giorni, mesi e mesi, ininterrottamente, almeno da quando, tra il 2002 e il 2005, il governo Bush decise di inasprire le modalità di coercizione forzata delle informazioni. «Tanto, tanto hip hop – dice Jamal -, poi ricordo un brano dei Fleetwood Mac (Illume 9/11 per caso?, nda) e anche Kris Kristofferson». C’è anche Enter Sandman dei Metallica (leggete qui), lasciata suonare con una cacofonia assordante.

Mai come oggi credo dunque sia azzeccata la categoria di questo post, perché – difficile a credersi – ma è successo (e succede tuttora) anche questo…



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