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"La giovane Alessia fa la valletta in uno show televisivo e tenta di sedurre un funzionario che le viene temporaneamente "soffiato" da una collega. In seguito, grazie ai "buoni uffici" della madre, riesce ad invitarlo a cena, e ad esternargli la sua disponibilità nonostante il disturbo arrecato dall’improvviso rientro del fratello gay. In seguito Alessia lascia il funzionario perché un ministro, visto un suo film dimostrativo, vuole conoscerla intimamente, cosa che non ha difficoltà ad ottenere. La quarantenne Amalia presenta uno show salutista televisivo mattutino per casalinghe, e farebbe, e fa, di tutto per ottenere la conduzione di una trasmissione in prima serata. E’ sposata con un individuo cui non lesina insulti e tradimenti a ripetizione. Si serve dapprima dell’appoggio d’un onorevole, ma poi riesce, scoprendo le tendenze masochiste del direttore della rete televisiva, a divenirne l’amante e ad ottenere il sospirato cambio di fascia oraria. La destituzione, per motivi di rimpasto politico, del protettore la getta nello scoramento. La formosa Stefania fa la fotomodella per pubblicità erotica ed ha un’amica, Beatrice, apparentemente dedita agli studi universitari." (Yahoo Movies)
Siamo nei primi anni ’90 e già traspaiono, senza mezzi termini, tutte le innumerevoli sfaccettature oscure del nostrano mondo dello spettacolo; molto prima dello scandalo di "Vallettopoli" (l’inchiesta-scandalo condotta dalla Procura di Potenza a partire da giugno 2006 e riesplosa a livello mediatico il 12 marzo 2007) e dell’esplosione/involuzione trash della TV pubblica e commerciale Italiana, ambedue definitivamente votate al nepotismo ed all’antimeritocrazia.
Gli obiettivi di D’Agostino non sono poi affatto velati: si va dalla presentatrice politicamente sostenuta alla soubrette partenopea pronta a tutto pur di apparire, dal regista erotico di successo al produttore attento alle nuove leve da provinare…
Un panorama fondamentalmente tanto squallido ed eccessivo da risultare – oggi – iperrealista. Questo nonostante lo stile sembri rifarsi al primo Almodovar (ipercromatico e scorretto) ed al miglior Corsicato (quando sapeva prendersi meno sul serio). Un film che non smentisce il gusto provocatorio, intelligente e graffiante del suo autore, sincero e riuscito proprio perché immediato ed irresponsabile: certamente imperfetta, l’opera diverte nella sua folle unicità.Tutto diviene paradossale circo di edonismo e piccole personalità, personaggi identificati (ed identificabili) all’interno di microrealtà mediocri, fittizie, frutto di una cultura inquietantemente vuota, al cui interno fluttuano isolati corpi da macello.
Un’auspicabile ed impellente visione, all’interno del circuito scolastico nazionale, è più che d’obbligo.
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