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“My dancing heart”, un documentario di Andrea Martinez Crowthe: la danza messicana per sconfiggere la solitudine

Creato il 12 giugno 2015 da Alessiamocci

“My dancing heart” è un cortometraggio di Andrea Martinez Crowthe, che racconta le storie personali di donne di mezza età che ballano. Per dimenticare, ricordare, continuare a vivere. Il danzón messicano diventa l’arte ideale per distrarsi, favorire conoscenze, amicizie, amori. Una descrizione autentica e tutta al femminile di donne che rifioriscono in tarda età.

Un potente talismano, una bacchetta magica in grado di alleviare le pene della senilità, gli strascichi di una vita vissuta e la nostalgia per la gioventù passata.

Donne, vedove, con figli troppo impegnati per far loro visita o assicurare una compagnia a tempo pieno. Donne con sofferenze e sacrifici alle spalle, alle quali la vita non ha riservato molto se non la certezza di non arrendersi e reinventarsi sempre e comunque.

In Everyman Philip Roth scriveva “La vecchiaia non è una battaglia, la vecchiaia è un massacro”, per raccontare in maniera scomoda la vita dura di un uomo che nonostante tutto non si arrende. Allo stesso modo le tre protagoniste di questo documentario messicano, Guillermina, Rebeca e Nellie, continuano a sognare e a non cedere alle difficoltà del tempo che passa.

Accomunate dalla delusione del passato e dal dolore per una vita che non è andata come avrebbero voluto, a causa di uomini assenti o di figli troppo occupati per far parte della vita delle loro madri, queste donne trovano una valvola di sfogo nella sensualità del Danzón, danza tipica messicana, lenta e nostalgica.

Un ritmo perfetto perché “comodo”, melodioso e in grado di far emergere l’espressività dei sentimenti, grazie a movimenti facilmente adattabili alle possibilità di donne mature.

La grazia e la dolcezza delle tre protagoniste, con storie differenti alle spalle ma legate da questa passione, consente loro di accettare le difficoltà della vita e rimettersi in gioco, con coraggio e fierezza.

Il  Danzón viene dai Tropici racconta Nelliedove si usano molto i fiori. È una danza che arriva dagli schiavi negri che emigravano dalla Francia verso Cuba. Un ritmo ballabile con passettini piccoli e legati al pavimento proprio perché gli schiavi incatenati non avevano ampie possibilità di movimento, almeno fino a quando la schiavitù fu abolita. Per questo motivo mi piace ballare indossando dei fiori sui polsi, fiori che rappresentano le catene degli schiavi”.

Una musica, quella del Danzón, che da Cuba ha un grande successo anche in Messico, in particolare in alcune zone del Paese fortemente influenzate da Cuba, e dove continua ad essere ancora oggi un ballo tipico del folclore locale.

Se a Cuba, infatti, il  Danzón resta la musica predominante fino agli anni venti, quando verrà sostituito dal celebre son, in Messico resiste soprattutto tra le fasce pensionate.

Il più celebre  Danzón composto in anni recenti (a inizi anni ’90), infatti, è il  Danzón n. 2 del messicano Arturo Márquez, una delle composizioni per orchestra più rappresentative e suonate dell’America centro-meridionale.

Written by Irma Silletti

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Sito Aljazeera


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