Nam June Paik è stato un artista, forse meno conosciuto al grande pubblico di quanto meriterebbe, ma con un ruolo fondamentale nell’espressione delle contaminazioni artistiche della seconda metà del Novecento.
Classe 1932, Paik è stato, infatti, uno degli esponenti di maggior rilievo del magmatico gruppo artistico Fluxus, nato nel 1961 da un’idea di George Maciunas e che raccolto artisti di numerose nazionalità.
A Modena, alla Galleria Civica, già dal 16 febbraio di quest’anno, e fino al 2 giugno, è in corso la mostra Nam June Paik in Italia, organizzata e coprodotta dalla stessa Galleria Civica e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, con la collaborazione di Solares Fondazione delle Arti di Parma.
L’allestimento, curato da Silvia Ferrari, Serena Goldoni e Marco Pierini, rappresenta una fondamentale riflessione sulla presenza dell’artista coreano nel nostro Paese, a vent’anni esatti dal Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1993.
Paik, con ogni probabilità il principale precursore della “videoarte”, ha condotto nel corso degli anni un’articolata riflessione sulla mediatizzazione e sulla mass-mediatizzazione, partendo dall’utilizzo di televisori per le sue installazioni, e giungendo a considerare sempre più strettamente le tecnologie satellitari e quelle informatiche.
Nam June Paik in Italia rappresenta perciò una ghiotta occasione per (ri)conoscere un artista imprescindibile per chi abbia a cuore le diramazioni artistiche degli ultimi cinquanta o sessanta anni.
L’ingresso è gratuito, e maggiori informazioni possono reperite sul sito Internet della Galleria Civica di Modena.
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