Scala Mannajuolo
Eccoci finalmente qui. Un proverbio italiano dice:
– Vedi Napoli e poi muori!,
ma io dico: – Vedi Napoli e vivi –
perché c’è molto qui degno di essere vissuto.
ARTHUR JOHN STRUTT
Fra le tante dimenticanze cui il cittadino napoletano assiste oggi, un posto di rilievo spetta senz’altro all’importante sistema urbanistico delle “scale” che ha da sempre donato a Napoli una luce in più, una particolarità di cui andare fieri e che, come molte altre opere d’arte, è stata accantonata e dimenticata.
L’origine di questo complesso di viali fatti di gradini risale al sedicesimo secolo. All’inizio lo scopo era principalmente di tipo urbanistico: le scale collegavano importanti aree urbane, e alcuni luoghi di culto fondamentali per il popolo. Ancora oggi, le scale collegano fra loro diversi quartieri della città e le colline napoletane.
Un vero e proprio “monumento” rappresentato dalle scale di Napoli è la Pedamentina, una scalinata di oltre 400 gradini che collega la certosa di San Martino al centro storico. La bellezza di queste scale non riguarda solo l’atmosfera che le percorre e i suoi elementi, comprese quelle irregolarità morfologiche che ricordano ben altri tempi; un’altra cosa che ben si offre agli occhi dei pedoni è la bellezza del paesaggio circostante, come gli orti intorno a San Martino. Un contatto, quello fra la strada e le piante, tra la via del pedone e quella selvatica della natura, che è alla base dell’intento artistico che si cela dietro le scalinate di Napoli.
Altre aree, come le Scale di Sant’Antonio ai Monti e la Calata San Francesco, offrono di volta in volta percorsi fisicamente differenti, quasi a mostrare come la fantasia e la creatività, anche dal punto di vista urbanistico, abbia sempre popolato Napoli.
Altre scale “prestigiose”, diverse da quelle del complesso urbanistico ma ugualmente affascinanti, si trovano nel Palazzo Mannajuolo, nei pressi di Via dei Mille; ad andamento ellissoidale, la rampa centrale offre un esempio di architettura unico anche nel panorama artistico napoletano.
Ma se in origine, le scale rappresentavano un efficace mezzo di architettura urbana, il cui scopo era quello di migliorare lo stile di vita delle persone e facilitarne gli spostamenti utili, oggi, come molte altre “opere” di Napoli, le scale vengono lasciate abbandonate, ignare del loro destino, e divengono il simbolo non più di un’urbanizzazione prolifica ed efficace, ma di un degrado, una malattia dell’abbandono di cui, purtroppo, ogni angolo di Napoli finisce per ammalarsi.
Vi è inoltre una considerazione altrettanto amara da fare: troppe poche sono le persone, al di fuori di Napoli e della Campania, che conoscono questa meraviglia architettonica e urbana. Se si esclude qualche turista venuto con l’intento di far visita a queste aree pedonali, la città resta ancora avvolta da quell’alone di giudizio negativo – e, molto spesso, di vera e propria ignoranza – che pesa come un macigno su Napoli. Ancora una volta, l’amministrazione non è in grado di dare risposte produttive verso una risorsa che potrebbe offrire ingenti guadagni con il turismo, e una più ampia rinascita delle attese nel popolo napoletano. Una risorsa, insomma, quella delle “scale”, che si aggiunge al ben più vasto e variegato complesso artistico presente sul territorio napoletano, che, come la città stessa e le sue risorse umane, è lasciato abbandonato in attesa che qualcuno – un turista, persone capitate per caso o volenterosi studiosi di Napoli – vengano in visita.
Napoli si è accorta di questo suo valore inespresso, non a caso sono nati, negli ultimi tempi, dei veri e propri comitati per la valorizzazione delle scale. Fra gli effetti di questa “rinascita” vi è, per esempio, una nuova valorizzazione della scala di Montesanto. Ciò ha condotto non soltanto a un ritrovato sfruttamento delle funzioni urbanistiche delle scale napoletane, ma anche alla nascita di un vero e proprio centro d’interesse intorno a questo elemento architettonico-urbanistico, divenuto luogo d’arte e di ritrovo popolare. Una notizia che allieta la storia moderna di Napoli, sempre più tesa fra il suo potenziale inespresso e la noncuranza politica. Questa è la Napoli che i suoi cittadini vogliono e che meritano, la Napoli di cui l’Italia intera ha bisogno per tornare in sella; un futuro, dunque, che si prospetta difficile ma ancora possibile, laddove bellezza e funzionalità possono riunirsi in qualcosa di utile ed emozionante.
La salita di Napoli è ardua ma non impossibile. Fra le sue scale, sui gradini monumentali che hanno fatto la storia della città, la speranza cammina ancora con orgoglio.
Antonio Iorio