La parola “terrorismo” incute inevitabilmente un senso di paura, timore che si accentua ancora di più quando appaiono in TV o sul web le crude immagini di chi, perdendo l’ultimo briciolo d’umanità, fa gratuitamente del male al prossimo senza cognizione di causa. Una “forza oscura” incontenibile e difficile da arginare, di fronte alla quale ogni parola sarebbe riduttiva e superflua.
Nel momento in cui il mondo del terrorismo s’incrocia con quello meschino della camorra, si cade decisamente nello sgomento: Piazza Garibaldi, a Napoli, ormai è diventata un mix di “fazioni” contrapposte tra di loro, quali cinesi contro nigeriani, algerini contro ucraini e così via che alimentano e generano non pochi problemi, che variano dalle risse alla prostituzione, dallo spaccio di droga alla falsificazione dei documenti. Tutto ciò avviene sotto lo sguardo velato ma vigile e sempre presente della camorra, che devia l’intervento delle forze dell’ordine, anch’esse continuamente sotto torchio e martoriate. Ormai la piazza è un “covo” di illegalità, soprusi, frequentato ed abitato da persone ben poco raccomandabili che rendono la vita impossibili agli altri. Ecco la dichiarazione sconcertante ma purtroppo veritiera di un residente: “Piazza Garibaldi a Napoli è quasi il luogo ideale per chi di mestiere fa il terrorista e ha bisogno di aiuto”.
Il pericolo è ancor più vicino di quanto si possa pensare: Maria Giulia Sergio, classe 1987, di Torre del Greco ha deciso di far parte di questo insano mondo, in nome di Maometto e per seguire le orme del suo compagno, il senegalese Jacine. Oggi è conosciuta come Fatima Az Zahra, teorica del niqab (il velo islamico), la lady Jihad torrese. Jacine ebbe non pochi problemi con la legge, fu infatti accusato di far parte del terrorismo islamico “sotto mentite spoglie”: si spacciava per religioso, invogliando, nelle omelie in lingua araba, a seminare violenza e paura contro l’Occidente, approfittando del fatto che la lingua araba, in quella determinata zona di Napoli, è conosciuta davvero da pochissimi.
Insomma, Napoli attualmente, in contrasto al prospero periodo in cui era capitale egregia del Regno delle Due Sicilie, è diventata a tutti gli effetti il punto strategico e più gettonato per gli islamici, sempre in vena e desiderosi di attuare i loro malsani progetti volti a sterminare innocenti. Da qui è facile raggiungere mete come Milano, Monaco di Baviera, Barcellona, Londra, Parigi, Africa e Medio Oriente. Fanno rabbrividire le dichiarazioni raccolte in questura, come riportato da Lettera43.it : “Qui è la meta ideale per chi intende procurarsi documenti truccati, denaro fasullo, armi clandestine, mappe che illustrano gli itinerari più sicuri per valicare indisturbati le frontiere, o almeno quel poco che ne è rimasto dopo le aperture sancite dal trattato di Schengen”.
Riportiamo tra i tanti, un inquietante episodio di attacco “velato” – ma non troppo – da parte degli islamisti nel nostro territorio partenopeo: il 10 gennaio, il custode degli Scavi di Pompei, all’interno del Foro civile, ha trovato per caso tre libri sulla fede e sull’etica islamica del filosofo turco Huseyin Hilmi Hisik. Le forze dell’ordine, con l’ausilio delle telecamere, stanno portando avanti le dovute indagini. In qualche modo i terroristi hanno voluto lasciare il loro segno, minando l’essenza della bella Parthenope.
Purtroppo bisogna prendere atto e ricordare che già dagli anni 90, i magistrati e le forze dell’ordine hanno già iniziato ad indagare e cercare di contrastare i gruppi terroristi in Campania, quali il Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, federato ad Al Qaeda, di cui facevano parte tre algerini Yamine Bouhrama, Khaled Serai e Mohamed Larbi, arrestati nel 2005 a Napoli e a Brescia. Sulla scia di quegli anni, attualmente i gruppi che colpiscono di più sono il gruppo Jamail Tal islam, che ha messo su progetti terroristici contro gli italiani in Iraq, il gruppo Gcim, marocchino in contatto permanente con gli algerini e in grado di garantire supporto logistico in diversi Paesi europei e in Marocco. Non da meno è il gruppo del Gia – il Gruppo islamico algerino – unitosi poi al gruppo salafita, che aiuta, insieme alla camorra, coloro che vogliono attuare progetti del genere.
Non a caso il procuratore nazionale antimafia ed ex capo dell’antiterrorismo alla procura di Napoli, Franco Roberti, ha dichiarato: “Il capoluogo campano, con il Casertano e il Nolano, è una delle principali porte di ingresso in Europa per chi vuol diventare terrorista o lo è già”. Le sue parole trovano concretezza e riscontro nell’esclamazione “un salto ai fratelli di Napoli” pronunciata dall’imam guerrigliero di Milano, Sayed Abd el Kader, arrestato in quanto vicino ad Al Qaida. Tutto ciò è venuto fuori grazie ad un’intercettazione telefonica.
Infine ma non di minore importanza citiamo Salerno, anch’essa zona a rischio: il porto infatti e non a caso rientra tra i 15 siti più a rischio non a livello territoriale ma nazionale. Dati sconcertanti che alimentano ancora di più il terrore negli animi di chi è innocente e spera in cuor suo di sfuggire a tali attacchi, sebbene spesso e volentieri, sia quasi impossibile.