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Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano condanna l’ennesima prova di forza del Pdl, con la raccolta firme per le dimissioni in massa e dirama un pesante comunicato, in cui condanna le tensioni che stanno paralizzando il lavoro delle Camere e del Governo: ”l’orientamento assunto ieri sera dall’Assemblea dei gruppi parlamentari del PdL non è stato formalizzato in un documento conclusivo reso pubblico e portato a conoscenza dei Presidenti delle Camere e del Presidente della Repubblica. Ma non posso egualmente che definire inquietante l’annuncio di dimissioni in massa dal Parlamento – ovvero di dimissioni individuali, le sole presentabili – di tutti gli eletti nel PdL. Ciò configurerebbe infatti l’intento, o produrrebbe l’effetto, di colpire alla radice la funzionalità delle Camere. Nonostante queste dure parole, oggi il Pdl continua la raccolta di firme da parte dei parlamentari intenzionati a presentare le dimissioni, in caso di esito negativo per Berlusconi, nelle mani dei capigruppo Brunetta e Schifani (non sfugge il mancato riferimento alle due figure istituzionali alle quali le eventuali dimissioni dovrebbero essere formalizzate, ovvero il presidente della Camera Boldrini e il presidente del Senato Grasso). Ma anche l’evocazione di termini come “colpo di Stato” nei confronti dell’ex premier non è andata giù a Napolitano, che ribadisce nel comunicato: “non occorre poi neppure rilevare la gravità e assurdità dell’evocare un “colpo di Stato” o una “operazione eversiva” in atto contro il leader del PdL. L’applicazione di una sentenza di condanna definitiva, inflitta secondo le norme del nostro ordinamento giuridico per fatti specifici di violazione della legge, è dato costitutivo di qualsiasi Stato di diritto in Europa, così come lo è la non interferenza del Capo dello Stato o del Primo Ministro in decisioni indipendenti dell’autorità giudiziaria”. Nonostante l’appello di Napolitano, il partito di Berlusconi sembra intenzionato a continuare con le firme e la posizione del Governo è sempre più precaria.