Dichiarazione shock del Presidente Napolitano che non riconosce il successo elettorale di quella che chiamava antipolitica. Una dichiarazione che fa calare ulteriormente il prestigio del Quirinale
Per alcuni si tratta di un improvviso attacco di demenza senile, per altri un nostalgico richiamo ai bollettini medici dei leaders dell’Unione Sovietica. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non è pago delle critiche che quotidianamente vengono mosse dagli osservatori che non possono far a meno di notare le indebite ingerenze nel dibattito politico.
Indebite come quelle che indicavano in Grillo il demagogo, l’antipolitica per definizione. Forse per paura, non certo perché le recriminazioni più che lecite di chi decide di stare dalla parte del popolo siano meno degne di nota di quelle della politica in doppio petto.
Non soddisfatto delle parole sprecate contro l’avanzata dei “demagoghi” e dei “populisti”, Re Giorgio continua ancora a far parlare di sé, dimenticando che talvolta è preferibile rimanere in silenzio, che non aprir la bocca solo per dar fiato a timori di poltrona.
Più che “il nuovo che avanza” è un vecchio che indietreggia dinnanzi alle schiaccianti responsabilità di una casta di cui fa parte, è in parte leader ed ispiratore e ne garantisce le laute prerogative.
Non più il guardiano della Costituzione e dell’unità nazionale, ma l’attento osservatore di una situazione politica che è ormai sfuggita di mano ai partiti tradizionali, per cadere tra le mani di quelli che lui chiama “populisti”.
Rimedia una figuraccia, offende gli elettori che con il loro voto hanno protestato contro i 72000 euro al mese di Mario Monti e le pensioni dorate dei parlamentari: la battuta sull’unico boom, quello economico, l’hanno capita in pochi. Gli stessi che hanno ben poco da sorridere. “Il boom che ricordo è quello degli anni ’60″, dice il presidente.
L’uscita è inopportuna e di pessimo lignaggio. Sarebbe bastato tacere, eludere la domanda: d’altronde non si richiede mica, ad un garante della costituzione, di prendere parte al dibattito politico. In pochi se lo aspettavano: non è bastata la netta affermazione in termini di preferenze del partito più attivo sulle piazze virtuali, sembra proprio che l’ex compagno Giorgio mal digerisca la politica in jeans e t-shirt, preferendo quella in giacca e cravatta finta e plastificata dei gruppi di interesse che hanno portato l’Italia allo sfacelo.
Grillo, dal canto suo, se la ride. Ad analizzare bene le parole di Napolitano, ci si legge dentro la frustrazione dello sconfitto: gli italiani hanno dato credito ad un comico che sputa parolacce e non hanno calcolato i richiami all’ordine della carica istituzionale dello stato che rappresenta l’unità nazionale. Forse perché, in fondo, uniti non lo siamo stati mai.
Bravissimo, signor Presidente: da oggi ha fatto guadagnare al M5S qualche voto in più…