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Il tormentone dell’estate sembra essere a tutti gli effetti l’affaire Napolitano\procura di Palermo, o almeno così sembrava. Perché dico “così sembrava”? Perché forse, dico forse, c’è la possibilità che questa delicata , nonché stucchevole e ormai noiosissima pagina della nostra storia istituzionale stia per chiudersi.
Vediamo perché. In questi giorni, a più riprese, il coro unanime degli anti-napolitanisti era: “cosa ha da nascondere?”, laddove il controcanto dei “corazzieri” (fra i quali mi schieravo anche io), era fondato sul ribadire l’opportunità del presidente a difendere le prerogative di una funzione. Poi tutto ha cominciato a stagnare sui tecnicismi giuridici da una parte, e sulle sparate da varietà dall’altra (ieri Di Pietro ha detto che se fosse ancora pm chiederebbe la condanna politica del presidente della Repubblica). Fortuna che in questa tosse collettiva in cui hanno albergato i catarri dell’ insinuazione e le raucedini della pedanteria, oltre alle difese d'ufficio abbastanza prevedibili, c'è stato anche un vecchio comunista che non ha mai amato Napolitano e che stavolta l’ha voluto difendere: Valentino Parlato sul Manifesto. Ma sono signori d’altri tempi. Vediamo invece cosa diceva Napolitano durante la cerimonia del Ventaglio a proposito del “ cosa ha da nascondere”.
”Non ho nulla da nascondere, ma un principio da difendere, di elementare garanzia della riservatezza e della libertà nell’esercizio delle funzioni di capo dello Stato. Mi spiace che da parte di qualcuno non si intenda la portata di questa questione (…)La decisione che nei giorni scorsi ho preso, di sollevare un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale è stata dettata dal dovere di promuovere un chiaro pronunciamento, nella sola sede idonea, su questioni delicate di equilibri e prerogative costituzionali, ponendo così anche termine a una qualche campagna di insinuazioni e sospetti senza fondamento e al trascinarsi di polemiche senza sbocco sui mezzi di informazione (…)Può darsi che la mia scelta non risulti comoda per l’applauso e mi esponga a speculazioni miserrime”.
“Speculazioni miserrime”. A chi mai si sarà voluto riferire? Già perché in questi ultimi giorni nessuno ha mai osato fare speculazioni miserrime tranne che in questo, questo, questo, questo, questo, questo (qui sono interessanti i commenti)questo, questo e questo caso, e potrei portare la banda dei commenti facebook, twitter e blog vari in pompa magna.
E chi arriva a sciogliere l’intricata faccenda? Ingroia ( come se non avesse già detto che non vi erano fatti penalmente rilevanti per chi era coperto da immunità). Ecco l’intervista a Repubblica da cui riporto alcuni estratti.
Gian Carlo Caselli ha parlato di una guerra in atto contro la procura di Palermo. Ha spiegato che attaccano lei per puntare al lavoro di tutto il pool. L'iniziativa del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con il ricorso alla Consulta sulle intercettazioni indirette che lo riguardano e che voi avete fatto, rientra in questa guerra? "No, Napolitano ha agito secondo le prerogative che gli spettano. Allo stesso tempo sono convinto di aver agito secondo le norme. Qualche commentatore ha spiegato che c'erano delle ragione di opportunità che dovevamo considerare, ma nel nostro lavoro non può esistere un criterio discrezionale su ciò che è opportuno o meno, così facendo entreremmo in un campo pericoloso: il principio di uguaglianza davanti alla legge comporta il fatto che un magistrato agisca secondo la legge, senza fare altre valutazioni e senza favorire nessuno. Sono rammaricato per lo scontro istituzionale. Però le parole di Napolitano sulla trattativa Stato-mafia e sulla necessità di scoprire la verità mi hanno fatto molto piacere e le sottoscrivo in pieno".
Ma c'è qualche possibilità che queste intercettazioni diventino mai di dominio pubblico? Cioè che finiscano sui giornali? "Mi dispiace deluderla (sorride) ma no, sono irrilevanti e verranno distrutte".
A questo punto, dopo tutte le illazioni sul conto di Napolitano, che non avrà la tempra di uno Scalfaro, ma che in questi giorni è stato paragonato addirittura ad un “gladiatore” come Cossiga, e dopo tutte le certezze di chi (alla faccia del reato di vilipendio), lo voleva o complice, o addirittura esecutore materiale del delitto Borsellino, la pubblicazione di quelle intercettazioni le chiederei io. Ma potrebbe infine chiederle anche Giorgio Napolitano, perchè adesso l'ultima illazione consiste nel considerare Napolitano il responsabile della scelta di Ingroia di lasciare l'Italia per andare un anno a lavorare in Guatemala.
Già, Ingroia ha detto "sono stanco di essere un bersaglio continuo", e allora in rete il complottismo si è già scatenato contro "re Giorgio", ma in questo video Ingroia sembrerebbe tutt'altro che sconfitto, anzi: il giornalista gli fa una domanda ben precisa sul motivo della sede scelta e spero avrete voglia di ascoltarla per capire che la procura di Palermo non ha mai smesso di occuparsi di un filone dell'inchiesta che con Napolitano ha ben poco a che vedere. Vista? Perfetto, ci siamo capiti.
Noooo... ha ragione Spider Truman: eccotelo qua. Io, ogni volta che vedo un imbecille con quella maschera in faccia o con quell'avatar, so già come regolarmi, specialmente da quando vidi questo video.
Peccato solo di una cosa caro presidente Napolitano: che abbia alzato la cornetta e abbia parlato con Mancino sapendo perfettamente che sarebbe stato intercettato e che lei con Mancino non ci doveva parlare. Stop.
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