L’idea frullava in testa da diverso tempo, come se fosse una lampadina che ogni tanto si accendeva.
La letteratura, le origini, la storia… e mi sembrava un po’ un paradosso far conoscere tutti gli autori nuovi senza però conoscere quelli che lo sono stati, quelli che grazie a loro ora possiamo avere un bagaglio culturale importante per tutto il mondo.
Così eccomi qui, a scrivere il primo pezzo di quello che è la letteratura Italiana, mi sto divertendo tantissimo e spero di potervi trasmettere questa curiosità.
Ma a voi non è mai capitato di pensare: – Ma il primo romanzo quando è stato scritto? Oppure: Ma come pensavano i poeti di allora? o ancora- Oggi qualcuno riuscirebbe a scrivere opere come la Divina Commedia o Il Decamerone? e questi solo per citarne alcuni..
PRENDERO’ LE INFORMAZIONI DALLA STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA DI Francesco Flora, Edito da Mondadori, e sicuramente da testi che ci sono nel mondo virtuale.
NASCITA DELLE LETTERE ITALIANE
Le lettere italiane non offre materia certa di storia, prima del secolo decimoterzo, quando si composero nella coscienza dell’arte e della lingua. Il vario dialetto delle regioni si elaborava nella scrittura, sollevato a lingua nuova e a grammatica, non soltanto per i modi degli affetti e delle immagini che si traducono in forme di poesia, o per le narrazione che Dante chiamò ” prose di romanzi”, le quali tendono anch’esse ad una condizione di poesia; ma anche per i modi del ragionamento dottrinale che si esprime nella prosa, come sintassi del metodo, come filosofia e storia, come sentenza morale o edificante, anche se talora questa prosa si manifestò sotto la forma di versi rimati.
E la prima maturità della lingua e il suo distacco del vario e fugace dialetto son significati dai componimenti di prosa anche più che non da quelli di poesia: l’indizio più valido col quale un dialetto si legittima socialmente come lingua letteraria è la prosa: e, se conosciamo grandi poeti dialettali, non conosciamo nè grandi storici nè grandi filosofi che le loro idee o i loro giudizi espressero in dialetto. La filosofia e la storia dialettali rimangono tutto al più nelle conversazione, in massime orali e proverbi che ignorano la durata della scrutta.
Se dunque nel XIII, accanto alle rime, si manifesta la giovane prosa italiana, questo è il sengo che già da gra tempo i vari dialetti del paese si venivano riducendo a quella lingua nuova e vitale che Dante affermava già in uso presso i poesi volgari da circa un secolo e mezzo
Alessandra