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Nascondere la donna (e il problema)

Creato il 03 agosto 2011 da Marinobuzzi

Prima di scrivere qualsiasi altra cosa voglio fare chiarezza sul mio pensiero relativo al Burqa. Non sono d’accordo, comunque venga posta la ragione, anche per coloro che “scelgono” di portarlo. Il Burqa rimane un’imposizione della cultura maschile, è una negazione del proprio essere. Può diventare un’abitudine, certo, visto che viene imposto sin da bambine ma rimane, ai miei occhi, un atto di violenza contro la donna. La negazione non solo del corpo, un corpo che per troppo tempo le religioni hanno considerato (e continuano a considerare) impuro, ma anche dell’essere.
Ed è principalmente a causa del mio essere contrario a questo indumento/prigione che critico fortemente la legge voluta dalla lega e dal PDL che oggi è passata alla camera.
La legge prevede che nessuno possa indossare il Burqa nei luoghi pubblici, indossare il velo integrale, potrebbe costare sino a 500 euro di ammenda. Multe da 10mila a 30 mila euro e nessuna possibilità di accedere alla cittadinanza italiana, più un anno di carcere per chi si macchia del nuovo reato di costrizione all’occultamento del volto.
Leggi del genere sono già in uso in Francia e in Belgio, nel nostro paese, guidato da un partito da sempre avverso alle persone extracomunitarie e che ha fatto scelte decisamente razziste (per non parlare delle vergognose affermazioni che, di volta in volta, colpiscono omosessuali, extracomunitari, precari, ecc…) questa legge assume il sapore di un’ulteriore violenza contro le donne.
Il maschilismo, la violenza sulle donne, la fallocrazia si combattono con la cultura, con l’educazione, con la storia dei movimenti femministi, andando nelle scuole, parlando alle nuove generazioni di italiani, facendo capire a chi è legato a tradizioni medievali (e non stiamo per forza parlando di musulmani) che la libertà è l’unico bene di cui l’uomo non si può privare.
Si tratta sicuramente di un lavoro più lungo e complesso ma che, sul lungo termine, può dare risultati migliori. Una legge come quella che è stata “liberata” alla camera ha la pecca di togliere ancora più libertà alle donne. Pensate davvero che un uomo che costringe una donna ad indossare il Burqa la lascerà uscire senza? Pensiamo che una donna, che magari vive situazioni e imposizioni violente da parte del maschio, denuncerà la persona che la obbliga a mettere il Burqa? E se non ci fosse nessuna pressione effettiva ma il Burqa fosse un’imposizione culturale da cui la persona in questione fatica a liberarsi?
Il risultato è un isolamento totale per le donne con il Burqa, l’unico risultato ottenuto è quello di toglierle dalla strada, di renderle, appunto, invisibili (che poi è lo stesso principio del Burqa).
Il problema comunque esiste ed è bene sollevarlo anche nell’ambiente GLBT che troppo spesso non trova il coraggio di parlare di tematiche “scomode” per non infastidire la massa (e su questo argomento tornerò perché è ora di cominciare a parlare “delle diversità” all’interno “della diversità”).
La nostra società, che qualcuno ha ancora l’ottimismo di chiamare civile, si scontra (letteralmente) quotidianamente con altre culture. Non è un mistero che parte delle persone extracomunitarie che giungono nel nostro paese in cerca di lavoro, per sfuggire alle guerre o per fame abbiano un’impostazione culturale (ovviamente non sto generalizzando) diversa da quella di molti occidentali. Pensiamo alla condizione delle donne, certo, ma pensiamo anche alla condizione delle persone GLBT. Qual’è, relativamente all’omosessualità, il pensiero delle persone extracomunitarie che giungono nel nostro paese? Quali sono le leggi dei paesi di provenienza di queste persone in merito all’orientamento omosessuale? Come vivono le persone extracomunitarie GLBT il proprio orientamento?
Credo che quello dell’integrazione, per le persone GLBT e in merito alla questione QUEER, sia uno dei tanti punti che stiamo sottovalutando. Occorrerebbe portare avanti politiche di integrazione anche da questo punto di vista, bisognerebbe promuovere studi, ricerche, corsi nelle scuole. Succubi di un governo palesemente omofobo non possiamo di certo aspettarci che interventi in questo genere cadano dall’alto. Occorre anche avere coraggio, sono argomenti spinosi e si corre il rischio di passare per razzisti a sollevarli, ma sono problemi che esistono e sarebbe bene cominciare ad affrontarli.
Marino Buzzi


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