La morte fa parte della vita. Quante volte abbiamo sentito questa espressione? Migliaia. Tuttavia quando ci si trova a dover fare i conti con questa ineluttabile verità diventa molto più difficile mandarla giù.
Abbiamo abbracciato e fatto coraggio ai tanti amici che prima di noi avevano dovuto fare i conti con un dolore così forte nel cuore e nell’animo. Poi però quando tocca a noi diventa più difficile farsi coraggio. Ci sono carezze, ci sono affetti, ci sono sguardi che alleviano la pena ma quando si resta soli è impossibile tenere a freno quella valanga di ricordi che tutto travolge. E allora ci si accorge che le lacrime che non avevamo versato prima adesso scorrono sul viso fino a bagnare quella vecchia foto che non si sa come avevamo dimenticato nel cassetto della scrivania.
La casa vuota, quello strano silenzio, una quotidianità diversa, più povera; e in un attimo anche le tristi giornate dell’ennesimo autunno in trincea, diventano ancor più angoscianti. I colori che ottobre dovrebbe portare con sé ancora non s’intravedono, eppure s’avverte viva nell’anima la malinconia d’una giornata qualunque, trascorsa tra emozioni che prendono vita una dietro l’altra mentre si scava in una massa confusa di chincaglieria.
Qualcosa ci sfugge, dettagli, ma non è possibile dimenticare quel sentimento che sappiamo essere ormai parte di noi. Poi la vita va avanti, tra rimpianti, amori e sogni e quella presenza che sapevamo aspettarci a casa ogni giorno, sempre con un pensiero dolce, pur non riempiendo più quello che era il suo tempo realizziamo che comunque ci accompagnerà sempre, come se fosse ancora lì, viva davanti ai nostri occhi, perché “è solamente passata dall’altra parte, come se fosse nascosta nella stanza accanto”.
Francesco Guccini scriveva:
“Voglio però ricordarti com’eri
pensare che ancora vivi
voglio pensare che ancora mi ascolti
e che come allora sorridi”.
È quello che ho nel cuore io adesso.