Chi mi segue lo sa, in genere i miei post sono abbastanza brevi ma oggi vi chiedo un piccolo sforzo perché ad esser breve e conciso non ci sono riuscito. Premetto: alcuni di voi forse ne sono già al corrente, io purtroppo quando è uscita la notizia (metà marzo) non l’avevo “intercettato”. L’ho fatto solo ora e, visto che non l’ho letta (o forse m’è sfuggita) nei blog, quindi la condivido con voi.
Parliamo del 12 novembre 2003, parliamo di Nassirya, di quello che inizialmente fu bollato (ed in parte lo era) come “vile attentato” tanto da riuscire a compattare emotivamente la nazione intorno alle 19 bare, dimenticare che quella lì, “missione di pace” non lo è più (a patto che lo sia mai stata) e compatti e senza mai troppi indugi (soliti comunisti pacifisti finché ci son stati a parte) continuare a votare il rinnovo della missione.
Qualche tempo dopo, passato il picco di emotività e di vittimismo, con il procedere delle indagini è emersa oltre al vile gesto degli attentatori anche la possibile negligenza dei vertici militari della base. Premetto che di regole e strategie militari mi intendo poco, ma mettere un deposito di munizioni all’ingresso anziché dietro la base non mi sembra una grande ’strategia’. Infatti [cito] «per non aver fatto tutto il possibile per proteggere gli impianti dagli attacchi terroristici, sono finiti sotto processo tre alti ufficiali italiani. Il generale dell’esercito Bruno Stano, all’epoca comandante della missione italiana in Iraq “Antica Babilonia”. Il generale Vincenzo Lops, che lo aveva preceduto al comando della base. E il colonnello dei carabinieri Georg Di Pauli, allora comandante dei carabinieri a Nassiriya. Il generale Stano è stato condannato in primo grado a 2 anni di reclusione e poi assolto in appello (non per non aver commesso il fatto, ma per aver obbedito a ordini superiori). Ora la sua posizione è al vaglio della Cassazione, che potrebbe confermare l’assoluzione oppure bocciarla. Il colonnello Di Pauli è invece imputato in un processo in corso a Roma. Il generale Lops, imputato con lui, è stato assolto già in primo grado.»
Quello che molti (tra cui io) forse non sanno è che mentre lo scorso anni ci preparavamo al veglione, in totale silenzio (come s’addice ai peggiori papocchi di Stato) il 29 dicembre è stato approvato il decreto legislativo 4 novembre 2009, n. 152, convertito in legge 29 dicembre 2009, n. 197 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 31 dicembre 2009, in base al quale (in breve)
d’ora in avanti, per processare un soldato o un ufficiale, imputati delle quattro fattispecie di reato indicate dai numeri elencati, i Tribunali militari dovranno avere la richiesta del Ministro.
Che problema c’è, giusto? Il Ministro della Difesa SICURAMENTE darà parere positivo no?! Anche no!
Infatti il Ministro in una lettera inviata ai feriti e ai familiari delle vittime della strage di Nassiriya ha scritto loro di non avere ancora deciso se bloccare o no il processo (“Non ho fin qui maturato un orientamento univoco“) e si dice pronto ad accettare eventuali richieste di risarcimento (“Mi piacerebbe che fossero avanzate richieste serene e precise“, per individuare “il giusto livello di riparazione“).
Incazzati? Nauseati? Indignati? Spero di no, perché come dice il grande Marco Paolini
Clicca qui per vedere il video incorporato.
Quindi piuttosto che indignarci cerchiamo di fare l’unica cosa che possiamo; facciamo circolare la notizia e cerchiamo di far rispettare e ricordare i morti evitando che dopo averli ammazzati si faccia scempio anche dei loro cadaveri e della loro memoria!
[ fonte notizia Sky tg24 ]