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Natale a Gaza con il blocco e l’alluvione

Creato il 23 dicembre 2013 da Maria Carla Canta @mcc43_

Una rara tempesta di neve ha imbiancato gran parte del Medio Oriente tra il 10 e il 13 dicembre 2013. Alle quote più basse in prossimità della costa si sono verificate piogge torrenziali. La Striscia di Gaza si è allagata e circa 40.000 persone sono state costrette ad evacuare. Il 15 dicembre l’Onu ha proclamato lo stato di calamità naturale per la striscia trasformata in un lago. In alcune zone l’acqua ha raggiunto i due metri di altezza, invadendo le case e rendendo le strade canali da percorrere in barca.

Natale a Gaza con il blocco e l’alluvione

Barche invece di auto e biciclette

Il territorio di Gaza è  disastrato da sempre, infrastrutture insufficienti e conseguenze ancora presenti dei bombardamenti di Israele alla fine del 2008 e nel 2012. Perché non sono stati riparati i danni? Perché il blocco della striscia impedisce l’arrivo, oltre che di medicinali e generi di prima necessità, del materiale edilizio.

Ora fa freddo. L’unica centrale elettrica è ferma da settimane per mancanza di carburante e la poca elettricità proveniente da Israele ed Egitto consente una distribuzione dell’energia di appena tre ore al giorno, nelle diverse zone di Gaza. Il  blocco attuato congiuntamente da Israele ed Egitto causa scarsità di bombole del gas e del gasolio per i generatori autonomi. Agli ospedali provvedono le agenzie umanitarie internazionali. Non si dimentichi che a Gaza vivono anche dei profughi di altre zone della Palestina e nel campo di Jabaliya la situazione è oltremodo grave.

Riassumo da Rete-Eco, Ebrei contro l’occupazione  un articolo di Michele Giorgio.

Il Governo  Hamas ha introdotto un dubbio inquietante. Ha accusato Israele di aver aperto la diga a est di Gaza per far defluire la massa d’acqua che si era accumulata a causa della pioggia incessante. Acqua  riversatasi nella striscia attraverso il Wadi Gaza e allagando decine di case. Gli Israeliani tacciono.
«Alle inondazioni causate dalla pioggiaspiega la fotoreporter italiana Rosa Schiano, che lavora e vive a Gaza - si aggiungono le acque contaminate che, a causa dell’interruzione della corrente elettrica che non permette agli impianti per il trattamento delle acque reflue di lavorare, fuoriescono invadendo le strade». Una bambina è morta e molti altri «a causa delle fredde temperature si stanno ammalando. Anche il nostro generatore autonomo del palazzo dove vivo si accende e si spegne costantemente peraltro rendendo la comunicazione con il mondo esterno più difficile».

***

Il quartiere An Nafaq rimane in gran parte sommerso. Questo filmato è del 21 dicembre, ma è solo uno dei molti. “In qualsiasi circostanza, gli sforzi di recupero dopo una simile catastrofe sarebbero difficili, ma a Gaza, anche gli strumenti di soccorso sono soggetti alle restrizioni del blocco e la chiusura delle frontiere “.

E ora che sappiamo, guardiamo


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