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Natale dove?

Creato il 21 dicembre 2013 da Luciusday
Se è vero che gli ultimi due anni della mia vita li ho trascorsi, per la maggior parte, al di fuori dell'Italia, è anche vero che, ogni volta (nel 2011 e nel 2012) si avvicinasse il mese di dicembre, non vedevo l'ora di rientrare a Roma: rivedere amici, rincontrare parenti, riappropriarmi dei miei spazi, ritrovare i posti della Capitale in cui più mi piaceva ciondolare. A tutto questo si frammischiava l'atmosfera natalizia che, se a Roma è inevitabilmente portata al suo estremo limite (di sopportazione) dal traffico che si ingenera per le strade, dall'esaurimento della gente nei negozi e dalla percezione che si debba forzatamente essere felici, invece di sentirsi felici, in un certo senso la carenza, da parecchio tempo, della romanità assunta direttamente nei polmoni dalle sue fondamenta, dalle strade, dai vicoli, dai ciottoli, dai sanpietrini, dalle caldarroste all'angolo delle strade, dalle crepes di piazza Navona, dalle luci del Colosseo e del Vittoriano, ti portava a trascurare tutto ciò che di negativo fosse percepibile, ed a sublimare il sublimabile (vedi punto numero 6).
Il fatto di Roma, di beneficiarne da un lato e subirla dall'altro, giorno dopo giorno, nel senso sopra specificato, di essere sempre presente, quella che con un gioco di parole banale ma efficace potremmo chiamare "l'assenza dell'assenza", porta da un lato all'insopportabilità dello stile di vita del romano medio, della presunzione della gente, della distrazione e noncuranza dell'automobilista (targ)alternativo, dell'insofferenza del pubblico conducente o macchinista, dall'altro alla svalutazione, all'inflazione di tutte le bellezze, particolarità, piccolezze che eri solito esaltare "da fuori", ammirando le foto tanto alacremente caricate da qualche amico solerte, e "da dentro", quando anche l'incespicare e l'inciampare su un sanpietrino, col rischio di finire col muso per terra, arrotato da qualche macchina del corpo diplomatico o da qualche sporadico ciclista della zona Prati-centro (ché solo lì sono ormai confinati, quasi come fossero riserva indiana, i ciclisti e le piste ciclabili a Roma), mentre eri col naso all'insù a fissare qualche cornicione decorato di un palazzo di una strada di un quartiere in cui per otto anni hai trafficato e per otto anni non hai mai osservato, poteva anche suscitare in te un sorriso. Quasi spero mi perdonerete, se dico che delle decorazioni di Natale, in realtà, non mi interessa proprio nulla, e che cammino così, per le strade, con la testa per aria, facendo lo slalom fra una macchina e un vigile, sperando di perdermi in qualche altro dettaglio, magari seminascosto fra babbi luminosi e stelle al neon.
Pulchra vobis

LuciusDay

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