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Natale e naquale

Creato il 20 dicembre 2012 da Pecchio @lapitwit

Mancavano pochi giorni a Natale quando alla famiglia Natali nacquero due gemelli.

I genitori, che avevano deciso da tempo di chiamare - con notevole originalità - il loro bambino Natale, rimasero di stucco quando udirono gli strilli inaspettati che annunciavano l’arrivo del secondo. Il padre, in particolare, apparve piuttosto seccato al pensiero di una bocca in più da sfamare.

Ma le amiche della mamma si riunirono in un coro di strilli di ammirazione contemplando i due neonati stretti un po’ a forza nell’unica culla disponibile e dissero: “Come è bello il piccolo Natale! Ma anche l’altro è tale e quale! Impossibile distinguerli.”

Così, sempre per mancanza di fantasia, Natale ebbe come fratello Naquale.

Il quale, crescendo, manifestò un forte risentimento contro coloro che gli avevano affibbiato un nome che aveva fatto storcere il naso anche all’impiegato all’anagrafe che l’aveva scritto poco volentieri.

Già dalla culla i due identici marmocchi si fecero invece facilmente riconoscere perché uno, pacifico, poppava e dormiva in continuazione mentre l’altro teneva costantemente in allarme i familiari singhiozzando dopo ogni poppata oppure emettendo urla disumane che mettevano a dura prova i nervi di tutti i vicini.

Così, un anno dopo l’altro, crebbero distinguendosi solo perché Natale era buono, gentile, sempre sorridente e Naquale era bizzoso, dispettoso e irrequieto. Il suo maggior divertimento era di fingere di essere Natale imitando le sue gentilezze e poi all’improvviso sparare parolacce e cazzotti lasciando tutti sconcertati. Uno psicologo consultato scoprì dopo molti test che Naquale era geloso del suo gemello, ma non offrì una soluzione per risolvere il problema.

Così la loro vita andò avanti e ancora avanti fino al tempo della vecchiaia.

Un anno, la sera prima della festa di Natale, il vecchio Natale sentì una voce che gli diceva: “Natale, in cielo sono tutti contenti di te perché sei un brav’uomo sempre pronto ad aiutare gli altri. Per questo abbiamo pensato di offrirti il posto di Babbo Natale, dato che l’ultimo Babbo è tornato quassù da noi. Non possiamo deludere le attese di tanti bambini che continuano a mandarci un messaggio dopo l’altro. Troverai il tuo vestito su di una sedia e sotto casa il solito mezzo di locomozione un po’ modernizzato per essere alla pari con i tempi.”

Natale era un tipo che non diceva mai di no e non chiedeva neppure tante spiegazioni. Quando si svegliò a mezzanotte vide sulla sedia accanto al letto il vestito rosso di babbo Natale e gli sembrò naturale obbedire alla voce e indossarlo.

Poi disse: “Sono pronto ma ora che devo fare?”

Pensò bene di scendere le scale per andare a cercare la slitta con le renne ma mancava la luce, non vide uno scalino e ruzzolò le scale fino in fondo.

“Ho capito” disse, quando si accorse di avere una gamba rotta. Non credo di poter fare qualcosa a questo punto.”

Chiamò Naquale e si fece accompagnare in camera appoggiandosi a lui. Poi gli disse: Io sono bell’e fritto. Ma ci sei tu che mi puoi sostituire e nessuno si accorgerà della differenza. Per piacere metti questo vestito, cerca le renne e vai dove dovevo andare io anche se non so dirti nulla di più preciso.”

Naquale fece un tentativo per dire che non intendeva assolutamente prestarsi a quella pagliacciata (No, non vado da nessuna parte) ma un curioso pensiero gli entrò subito in testa: “In fondo perché no? Sono capace anch’io di fare il Babbo Natale né più né meno di mio fratello”.

Si vestì, scese le scale e trovò le renne che brucavano l’insalata nell’orto.

In un altro momento le avrebbe scacciate a bastonate ma capì dal loro sguardo severo che adesso non era il caso di farlo. Posata accanto alle renne l’aspettava una lucente, strana slitta spaziale; salì a bordo e subito le renne, dopo una breve corsa si alzarono in volo portandolo rapidamente in alto. Allora il cuore cominciò a battergli forte e un entusiasmo che non aveva mai provato gli entrò nelle vene.

Su, su, sempre più in alto finché vide la terra sotto di lui e sulla terra i bambini che lo stavano aspettando.

Vide bambini affamati, malati, prigionieri, maltrattati, ma anche bambini soli, impauriti e tristi nonostante avessero una famiglia, una casa, cibo e tanti balocchi.

Si commosse e si mise a piangere perché, anche se ormai era vecchio, lui era come loro, un bambino che si sentiva solo e triste e non il birbante Naquale che se ne fregava di tutti.

Poi sentì le renne che gli dicevano: “Apri il sacco, apri il sacco” e si accorse di un grosso sacco appoggiato dietro di sé. Lo aprì e dal sacco cominciarono a cadere sulla terra tanti leggeri, trasparenti pensieri d’amore per i bambini, pronti a far nascere un sorriso sul volto di ognuno di loro.

E capì che l’unico regalo che importa è l’amore perché fa bene a chi lo riceve e a chi lo dona.

Lo capì perché si accorse di sentirsi felice.

Nicoletta Martiri Lapi


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